Voglia di visibilità 

L'espressione, almeno qui, nel piccolo del territorio teramano, è nata come evoluzione di un'altra espressione, largamente utilizzata per le recriminazioni, dal linguaggio politico:' Voglio essere trattato con pari dignità'. La pari dignità, cioè l'espressione, qui si cominciò a palesare nei consigli comunali, ancor prima delle grandi coalizioni, quando i più piccoli avvertirono il timore di non poter più affondare con i ricatti. Ma si era ancora su un livello che, per quanto sgradevole, era definibile politico. Poi, vuoi per l'avvento di Forza Italia e di un malinteso, all'esterno, senso da attribuire alla comunicazione berlusconiana, vuoi per l'impoverimento drammatico dei contenuti dovuto anche all'avvento di certi ultimi 'uomini' politici, l'esigenza di pari dignità è diventata esigenza di visibilità. Ed è passata come cosa ovvia, giusta, comprensibile persino al cittadino. A tutti è parso normale: è scomparsa la politica, largo alla visibilità. Come se fosse ovvio che in assenza di contenuti ci si facesse vedere e sentire di più. Questo fatto ha comportato una serie di ulteriori degenerazioni di cui non val la pena di parlare perchè raccontare di nani e ballerine del mondo del giornalismo è veramente sprecato. E' lampante però che se il mondo politico si è spostato sul piano del becero 'compaio prima io', 'no: prima io', ci si è dovuti attrezzare con casse di risonanza altrettanto becere. Cos_, di degenerazione in degenerazione, si è finalmente arrivati ad oggi, giornata in cui, come in tante altre, si convoca una conferenza stampa nel corso della quale si parla di attività ('attività' parola ormai quasi disconosciuta dalle amministrazioni) di un altro organismo, vantandole come proprie. Eccola, la degenerazione ultima della voglia di visibilità: non importa se non ho vinto il concorso di miss Italia, basta che io dica in Tv e sui giornali che ho vinto. Vedete? Siamo partiti dalla 'dignità', 12 righe sopra, e siamo al millantato credito.