TERAMO Ma che c'entra Bianca Zuccarini col convegno in cui la chiesa teramana interroga se stessa e pone le basi della propria azione per i prossimi mesi? Perché preti, suore, intellettuali, movimenti debbono ascoltare questa avversaria di tante battaglie (divorzio, aborto…) che, in tono perfino mellifluo, quasi li rimbrotta invitandoli a leggere il Vangelo?? Ci aspettavamo un dibattito che riprendesse i contenuti dell'interessante intervento di Mons. Mogavero e che dal “racconto” (cos_ lui l'ha definito) del convegno ecclesiale nazionale di Verona, sapesse sviluppare analisi considerazioni, indicazioni sul cammino della comunità locale. E invece, a parte un paio di interventi, abbiamo sentito ben poco, fino all'imbarazzante “ortoprassi” che un sacerdote in borghese ha indicato come la necessità più importante della Chiesa teramana. Bello invece, l'intervento di un insegnante di religione, Giampaolo Massetti, che con candore coinvolgente ha finalmente detto alla platea di essere felice, “perché il cristianesimo è incontro, cammino nell'amicizia, esaltazione della ragione”; e interessante anche l'intervento di don Giovanni Giorgio, che ha provato a gettare sul tavolo della discussione alcuni elementi di concretezza. Ma in un congresso per il quale sono stati accesi i riflettori della stampa, ci si aspettava un livello di analisi e riflessione adeguato alle premesse. D'altronde la chiesa teramana non vanta tra le sue fila fior fiore di docenti universitari? Non ha un Istituto di Scienze Religiose? Non pubblica un settimanale di prestigio? Non ha una libreria, segnale di una particolare attenzione culturale ed intellettuale? E non è percorsa dal fremito e dall'appassionata pastorale di movimenti e aggregazioni laicali, da sacerdoti affaccendati nel quotidiano lavoro in parrocchia, da istituti di sostegno alle povertà che anche qui non mancano? I temi del momento e le suggestioni di Mons. Mogavero, avrebbero potuto aprire il campo a riflessioni attente, profonde, interessanti ed a testimonianze preziose anche per chi guarda al mondo cattolico come una componente fondamentale della società teramana, necessaria per il suo sviluppo in termini sociali, intellettuali, economici, culturali. Oggi pomeriggio toccherà ai coniugi Danese, che centreranno il loro lungo intervento sulla laicità. Seguirà il dibattito; e poi le conclusioni di Mons. Seccia, il vescovo. Ci auguriamo che il “corretto modo di agire” (ortoprassi) lasci spazio alla “felicità di raccontarsi”.
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