La Pasqua Ortodossa a Teramo

TERAMO “E' l'inizio di un cammino di dialogo, di accoglienza e di fede, nel rispetto delle reciproche differenze”: cos_ Monsignor Michele Seccia, Arcivescovo di Teramo, commenta, in una dichiarazione rilasciata alla nostra redazione, il comunicato diffuso ieri dall'Ufficio Diocesano per le comunicazioni sociali, che conteneva il programma delle celebrazioni liturgiche per la comunità rumenoortodossa di Teramo in occasione della Pasqua. La comunità rumena nel territorio di Teramo è molto numerosa e l'incidenza socioculturale è sicuramente forte dal momento che la richiesta alla Curia Aprutina di concedere la santificazione della Pasqua Ortodossa è giunta dal Vescovo della Metropol_a Ortodossa Romena dell'Europa Occidentale, quindi per vie ufficiali. “L'iniziativa non è stata mia _ prosegue il Vescovo Seccia _ e quindi non è da ascrivere ad una nostra scelta pastorale. E' chiaro che, da questo punto in poi, ad essa verrà dato il giusto seguito e sarà assunta dalla Diocesi nell'ambito della pastorale sociale”. E' certo che chi osserva con occhio attento e non sonnacchioso la realtà teramana, capta un segnale forte, l'indizio di qualcosa di nuovo e di “diverso” che accadrà; la pasqua ortodossa celebrata a Teramo, è il segno della solidarietà, dell'integrazione, della tolleranza e di quella apertura al dialogo interreligioso consacrata da Giovanni XXIII e vivificata dall'intraprendenza di Giovanni Paolo II. Michele Seccia raccoglie il testimone, e durante la settimana santa ospiterà nella chiesa dei Cappuccini il pope Gelu Porumb che guiderà i riti della festa per eccellenza degli ortodossi (occasione straordinaria anche perché nell'anno 2007 le date della Pasqua cristiana e di quella ortodossa coincidono, sia secondo il calendario giuliano sia secondo quello gregoriano), da trascorrere insieme alla famiglia, agli affetti più cari. Tutta la settimana santa viene celebrata con particolare solennità e il culmine lo si tocca nella sera del sabato quando si va in chiesa 'a prendere la luce'; il rito consiste nell'aspettare il Pope fino a mezzanotte, quando accenderà con la sua candela, la candela che ciascun fedele porta con sé. Alle cinque della domenica mattina si torna in chiesa a prendere il pane e il vino per celebrare la Pasqua a casa. Per il pranzo di Pasqua, in particolare, si prepara un piatto per ricordare i cari defunti ed il cibo deve essere sufficiente per offrirlo a chiunque bussi alla porta. “Non si debbono superare le differenze precisa Mons. Seccia ma bisogna prendere ispirazione dai punti comuni che in chiave teologica sono la Resurrezione e la Confessione; su questi elementi si può sviluppare un dialogo che, basato sui misteri teologici e dogmatici comunque condivisi, possa far scaturire reciprocità e rispetto”. E' evidente che l'apertura della chiesa teramana alla pratica religiosa rumena porta con sé implicazioni di carattere sociale che schiudono nuovi orizzonti.