Parliamo di donne: quelle che hanno costruito la democrazia

L'AQUILA di Goffredo Palmerini  Ho letto con interesse e compiacimento la nota di Maria Rosaria La Morgia per i novantuno anni di Filomena Delli Castelli, deputata alla Costituente e nella prima Legislatura repubblicana. Concordo pienamente con la consigliera regionale La Morgia sul grande contributo apportato da Memena Delli Castelli, esponente popolare e poi della Democrazia Cristiana, alla costruzione dell'Italia libera e democratica,  partecipando alla scrittura dei princ_pi, dei diritti e dei doveri sanciti nella Costituzione.  Davvero un contributo importante, evidente anche dalla 'freschezza' del pensiero politico che la Parlamentare conserva tuttora, testimoniando Ella in ogni circostanza l'esigenza di salvaguardare i valori fondamentali della nostra Costituzione, specie nel momento in cui sono stati messi in discussione con iniziative tanto goffe quanto preoccupanti, data la debolezza di pensiero istituzionale che contrassegna la strana congiuntura politica che vive il Paese. Dunque encomiabile l'intervento di Maria Rosaria La Morgia, sempre attenta e puntuale. Prendo quindi spunto da questa notizia per segnalare che Filomena Delli Castelli non è l'unica donna abruzzese entrata a far parte dell'Assemblea Costituente. Ce n'è un'altra, ed è aquilana. E' Maria Agamben Federici, deputata nell' Assemblea Costituente e nella prima Legislatura. Maria Federici (Dc), insieme a Nilde Iotti e Teresa Noce (Pci), Lina Merlin (Psi) e Ottavia Penna (Uomo Qualunque), fu una delle cinque donne entrate della Commissione Speciale dei 75 che elaborò il progetto di Costituzione, poi discusso in Aula ed approvato il 22 dicembre '47. Promulgata dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre, entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Nata all'Aquila il 19 settembre 1899 da Alfredo Agamben, imprenditore, e Nicolina Auriti, famiglia benestante, laureata in lettere, insegnante e giornalista, Maria sposa nel 1926 Mario Federici, anch'egli aquilano, drammaturgo ed affermato critico letterario, tra le personalità più significative del teatro e della cultura abruzzese del novecento. Da Roma, negli anni del fascismo, Maria si trasferisce con il marito all'estero, dove continua ad insegnare presso gli Istituti italiani di cultura, prima a Sofia, poi in Egitto ed infine a Parigi. Cattolica impegnata, profonda fede nei valori di libertà e di democrazia, la Federici matura la sua formazione influenzata dal pensiero cristiano sociale il personalismo di Mounier e l'umanesimo integrale di Maritain che avrebbe connotato profondamente la filosofia del secondo novecento. Esperienza significativa, quella vissuta all'estero da Maria Federici, cresciuta nella consapevolezza del valore della giustizia sociale e del ruolo essenziale della donna, non solo nella famiglia, ma anche in politica e nella società. Al suo rientro in Italia, nel 1939, mette pienamente a frutto tali convinzioni con un intenso impegno sociale e d'apostolato laico. A Roma si attiva nella Resistenza, organizzando un centro d'assistenza per profughi e reduci. Esempio, davvero ante litteram, d'emancipazione femminile, con trent'anni d'anticipo sui movimenti poi sviluppatisi in Europa, talvolta tra esteriorità ed esuberanze piuttosto che in impegni reali utili alla società. Nel 1944 è tra i fondatori delle ACLI, nella cui direzione ricopre l'incarico di Delegata femminile, e tra le fondatrici del CIF (Centro Italiano Femminile) del quale diventa prima Presidente, dal '45 al '50. Ma soprattutto è una delle figure più importanti della nuova Repubblica democratica. Deputato all'Assemblea Costituente, dal 19 luglio 1946 al 31 gennaio 1948, contribuisce a scrivere le regole fondamentali della nostra Costituzione. Eletta alla Camera nel collegio di Perugia nella prima legislatura (19481953), opera accanto a De Gasperi nella ricostruzione del Paese. Frattanto, l'8 di marzo del 1947, Maria Federici aveva fondato l'ANFE. Presidente dell'ente sin dalla fondazione, lo rimarrà fino al 1981. Sotto la sua guida sicura, con infaticabile impulso, l'associazione si espande in tutta Italia, con sedi in ogni provincia, con una rete operativa diffusa nei comuni a più alta emigrazione, presente dovunque i problemi sono più duri, in Italia o nel nuovo mondo. Anche in quei lontani continenti nascono sedi dell'ANFE: in Argentina, Brasile, Venezuela, Stati Uniti, Canada, Australia, ma anche nel vecchio continente, in Belgio, Francia, Svizzera, Germania, Olanda, Lussemburgo, Gran Bretagna, con una rete capillare di strutture che diventano punti decisivi d'assistenza per i nostri emigrati, per la soluzione d'ogni problema sociale, burocratico ma anche psicologico nell'integrazione nelle nuove realtà. Dunque, un'opera notevole quella svolta dall'ANFE nella formazione professionale, nel sostegno alle famiglie ed a difesa della loro integrità, nella crescita culturale, sociale e civile dei nostri emigrati. Insomma, le meritorie attività dell'ANFE, riconosciuto nel 1968 Ente morale, ne hanno fatto un insostituibile partner nei più alti organismi internazionali per l'emigrazione e l'immigrazione, portandovi l'enorme mole di esperienze, patrimonio dell'Italia e della comunità universale. Merito appunto di Maria Federici, nostra concittadina, tra i più fulgidi esempi femminili d'impegno civile e politico della nostra Italia.  E' scomparsa il 28 luglio 1984. Quest'anno, ricorrendo il 60° anniversario dalla fondazione, l'ANFE la ricorderà con manifestazioni solenni a Roma, il 23 e 24 ottobre prossimi.