La sintesi del documento che verrà presentato a Veltroni

TERAMO – Poco competitiva dal punto di vista infrastrutturale ma molto appetibile dal punto di vista delle potenzialità offerte dal turismo, la provincia di Teramo conferma il suo dinamismo imprenditoriale (anche nell’ambito dell’artigianato oltre che in quello dell’industria) ma attende una risposta alla crisi che investe diversi settori produttivi tra i quali anche il commercio, l’agricoltura e l’edilizia. E’ la strettissima sintesi del documento che oggi sarà presentato dale associazioni imprenditoriali a Veltroni. “Le associazioni credono che siano due le strade da perseguire, si legge nel documento: da un lato lo sviluppo di nuove tipologie produttive più competitive; dall’altra la crescita del sistema locale attraverso il coinvolgimento delle istituzioni ai vari livelli. “In tal senso le imprese chiedono – proseguono le nove associazioni teramane – la progettazione di un sistema di relazioni industriali più moderno; meno pressione fiscale; semplificazione amministrativa; abbattimento dei costi della politica; un rapporto di collaborazione trasparente tra banca e impresa, così da incoraggiare la crescita e lo sviluppo economico e industriale; sostegno all’internazionalizzazione. Si chiede infine che la politica torni ad acquistare una propria legittimità e una reale attenzione verso il Paese e si propone la costituzione di un tavolo di lavoro sulle strategie di sviluppo locale, nell’ambito del quale la Regione potrà fungere da tramite con il Governo nazionale”. Ma vediamo qualche dato nel dettaglio. Le imprese iscritte nella provincia di Teramo sono 41.000, di cui attive 36.621 e del comparto dell’industria 5.514. Con il 34,6% di valore aggiunto del settore industriale che la colloca ai primissimi posti nella graduatoria delle province italiane più industrializzate, un valore addirittura superiore a quello del Nord Est. Nel documento però, per esplorare i punti di crisi, si entra nel dettaglio illustrando le varie situazioni relative a infrastrutture (“La rete ferroviaria è obsoleta e mancano strutture di interscambio delle merci, per le infrastrutture di rete: una parte consistente della area provinciale non è ancora cablata e tantomeno allo stato attuale esiste un piano di interventi programmati”), turismo, artigianato, commercio, agricoltura, ediliza, fisco (“il primo grande colpo al sistema imprenditoriale si è avuto nell’ormai lontano 1994 con l’abolizione degli sgravi fiscali che hanno generato un veloce e pesante innalzamento del costo del lavoro”). C’’ anche un capitolo dedicato alla burocrazia, uno all’abbattimento dei costi della politica, del credito e ancora altro. Tra tutto spiccano però ancora alcuni dati: “riscontri negativi nella produzione di ricchezza. Nel 1995 il valore aggiunto pro – capite era dell’86% della media nazionale, mentre nel 2005 è sceso all’81,3%”. Così come appare dolente l’aspetto relativo all’export: “Mentre l’Abruzzo vede aumentare le esportazioni del 5,5% circa rispetto al precedente anno, la provincia di Teramo fa segnare un netto calo delle vendite estere pari al 2,6%. Nel 2000 l’export della provincia di Teramo, nel settore dell’abbigliamento, rappresentava circa il 47,7% del valore regionale, nel 2006 l’incidenza si riduce di oltre 20 punti toccando il 25,8%. La caduta dell’export del tessile – abbigliamento provinciale ha avuto ripercussioni negative sull’intera competitività regionale”. E non mancano i richiami ai doveri della politica, nel documento:” è indispensabile che la Politica torni ad acquistare una propria legittimità e una reale attenzione verso il Paese. Infatti, la crisi di rappresentanza che investe le nostre istituzioni non consente di trasmettere fiducia e speranza ai cittadini. Fiducia e Speranza ricordiamo essere collanti sociali: senza la fiducia nessuna società, anche quella razionalmente più organizzata può reagire; senza speranza è difficile trovare la giusta motivazione per guardare avanti”.