Nuove malattie e vecchi problemi

TERAMO – Il Sottosegretario alla Salute Martini, in apertura dei lavori del Convegno "I cambiamenti climatici e le malattie degli animali", ha affrontato alcuni argomenti di cui a www.emmelle.it ci siamo occupati spesso quando c’è stata l’occasione di assistere al dibattito su alcuni temi introdotti dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo. Il Settimanale della Salute ci offre l’opportunità di tornare, con il discorso integrale del sottosegretario, a quei nodi sui cui l’Izs è impegnato da tempo, come la salute animale e umana, il controllo degli alimenti attraverso la rete veterinaria, la sicurezza di ciò che mangiamo attraverso l’unificazione delle procedure di lavorazione e controllo a livello internazionale.
"Buongiorno a tutti,
oggi la globalizzazione e i cambiamenti climatici hanno portato con sé anche l’inevitabile diffusione di infezioni in territori precedentemente pressoché esenti, mi riferisco, ovviamente, alle così dette malattie emergenti e/o riemergenti. Questo nuovo scenario pone notevoli rischi di epidemie, di pandemie ed evidenzia  problemi relativi alla corretta e tempestiva diagnosi, alla loro prevenzione e al loro tempestivo contenimento attraverso opportune politiche vaccinali e l’adozione di vere e proprie aree di restrizione.
Alla rapidità dei traffici e dei commerci si uniscono, come dicevo, i problemi che derivano dai cambiamenti climatici. E’ evidente l’influenza diretta che questi hanno sulla epidemiologia delle malattie, specialmente su quelle trasmesse da artropodi vettori (la malaria e la Dengue ne sono un chiaro esempio).
Gli insetti e i parassiti tropicali e subtropicali possono, infatti, migrare oppure essere trasportati verso zone più settentrionali (basti pensare ai potenziali vettori della Febbre della Valle del Rift e della peste equina, malattie queste presenti nel continente africano) e altre specie di insetti e parassiti possono aumentare la loro resistenza negli ambienti (come dimostratosi, in Europa, per i vettori della Blue Tongue). Tutto ciò può rappresentare la causa di casi nuovi o più numerosi di zoonosi e di malattie degli animali e la diffusione di nuovi patogeni in aree nelle quali non erano precedentemente presenti.
I fenomeni migratori delle popolazioni, i cambiamenti climatici, il degrado ambientale, situazioni sociali ed economiche disagiate possono, quindi, condizionare la diffusione delle malattie in modi assolutamente imprevedibili.
In particolare, il riscaldamento influisce sulla biologia degli insetti vettori aumentando il periodo del ciclo biologico e la loro capacità di diffondere le infezioni.
Sulla base di questa presa d’atto il nostro Ministero è impegnato al rafforzamento degli strumenti a disposizione: l’ innalzamento della professionalità delle nostre strutture sanitarie preposte allo scopo; l’aumento dell’allerta a livello nazionale ed internazionale; la codificazione dei Piani di emergenza che ci mettono in condizione di intervenire immediatamente con le misure più idonee;
l’armonizzazione delle procedure a livello europeo; l’ aumento della capacità dei Laboratori e dei metodi diagnostici; la trasparenza dei processi; gli usi dei sistemi informativi/informatici per la gestione delle informazioni e per l’analisi dei dati disponibili; la repressione delle situazioni di illegalità; la collaborazione e, in ultimo,  la cooperazione, nei confronti di quei Paesi che fino ad oggi non hanno ancora sviluppato strumenti e condizioni tali da poter controllare e fronteggiare le malattie attraverso strumenti adeguati.

Le sfide specifiche poste dalle patologie che non conoscono i confini dei Paesi impongono dunque di migliorare la capacità di risposta su scala globale, migliorare i sistemi di segnalazione delle malattie, migliorare le capacità diagnostiche, aumentare e migliorare la competenza delle risorse umane – in campo medico e veterinario – che devono affrontare questo tipo di pericoli, nonché sviluppare nuovi strumenti per la prevenzione ed il controllo.
La conseguente e palese necessità di mantenere un alto livello di tutela dello stato sanitario raggiunto rappresenta pertanto una sfida e un impegno costante per i responsabili della sicurezza sanitaria e alimentare del nostro Paese.
La velocità di reazione è essenziale per affrontare questo quadro epidemiologico. Non si può assolutamente prescindere, pertanto, da un approccio di preventiva valutazione del rischio esistente, dalla emanazione di norme atte a gestirlo, dalla definizione di obiettivi strategici che siano effettivamente  perseguibili in relazione a determinati periodi di tempo.
Anche gli aspetti finanziari pesano nell’ottica della realizzazione di adeguati ed efficaci interventi e controlli.
Negli ultimi anni sono stati realizzati significativi passi in avanti nella gestione della salute degli animali con ingenti investimenti.
E’ evidente che risulta economicamente favorevole disporre collaborazioni verso quei Paesi interessati maggiormente dalle malattie emergenti e che potrebbero sviluppare l’origine di epizoozie comportanti concreti rischi sanitari globali. La condivisione di un efficace sistema di rilevazione precoce delle malattie, che si avvalga di sistemi informativi efficienti per la gestione dei dati e la loro analisi, cioè lo sviluppo di un sistema di epidemiosorveglianza, consente di prevederle e comunque di approntare misure atte a eradicarle e /o contenerle. Importante è sottolineare che tali strumenti di tutela sono rivolti anche alla salvaguardia dei nostri comparti agricoli e forestali.
Queste stesse esigenze ho avuto modo di rappresentarle nell’ambito della Tavola rotonda sulle malattie trans-frontaliere, in occasione della Conferenza alimentare mondiale della FAO sulla situazione alimentare, le sfide delle bio-energie e del cambiamento climatico, svoltasi recentemente a Roma.
Ritengo, infine, necessario richiamare gli obiettivi che l’Unione europea ha inteso fissare nell’ambito della propria strategia per la salute animale: assicurare un livello elevato di salute pubblica e di salute degli  alimenti riduce l’incidenza di rischi biologici per l’uomo; promuovere  le buone pratiche di allevamento e il benessere degli animali aiuta a prevenire le minacce collegate alla salute degli animali e minimizzare l’impatto ambientale".

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