Torna il caso dei «detersivi d’oro»

TERAMO – Quattro tra imprenditori e faccendieri operanti in provincia di Teramo sono stati dalla Guardia di Finanza per reati fiscali, tra i quali la frode. L’indagine che ha coinvolto 15 soggetti, era stata avviata dopo l’esame di alcune fatture "sospette" trovate presso una delle sei società perquisite nell’ambito di una precedente attività della Guardia di Finanza di Giulianova e coordinata dalla Procura della Repubblica di Teramo. Gli arresti sono stati eseguiti su ordine di custodia cautelare del Gip di Teramo Antonella Di Carlo. Al termine delle indagini è stato accertato un  imponibile sottratto a tassazione pari 25 milioni, operazioni inesistenti con false fatture per 10 milioni, rimborsi IVA per 2,280 milioni. Già nel luglio 2007 vennero sequestrate a Tortoreto 32 unità abitative, per un valore di circa 5 milioni, e vennero arrestate altre quattro persone accusate di avere artatamente dismesso il  patrimonio sociale ed immobiliare nelle fasi precedenti al fallimento delle società. Il successivo sviluppo della documentazione acquisita allora ha indotto i militari ad approfondire alcuni documenti contabili
di un’azienda teramana che aveva emesso diverse fatture per operazioni commerciali fittizie. L’inchiesta si è poi allargata ad altre società che, pur risultando avere la propria sede legale nelle regioni Lazio, Marche e Piemonte, di fatto, operavano nell’interland teramano attraverso un collaudato sistema di frode basato su un giro di fatturazioni false relative, principalmente, a simulate compravendite immobiliari. Il meccanismo illecito ricorda per il suo modus quello reso famoso dalle inchieste di alcuni anni fa sui “detersivi d’oro", al Comune di Teramo e alla Asl. Un ciclone che portò in carcere diverse persone tra cui il faccendiere che  oggi è tratto di unione tra questa e quella indagine, l’imprenditore teramano B.D.B. Sono state infatti individuate 15 società operanti nel settore immobiliare e nella vendita di materiale di pulizia ed igiene, tutte amministrate da prestanome e nullatenenti, che hanno condiviso (solo di diritto) sia la proprietà che l’amministrazione sotto l’unica regia di un amministratore di
fatto – appunto B.D.B. – il quale, con un complesso meccanismo di costituzione di società di capitali, da frapporre a terzi per fruire del beneficio della responsabilità limitata, hanno ideato ed eseguito cessioni immobiliari simulate, regolarmente rogate, finalizzate alla creazione di indebiti crediti IVA. Pur cambiando la denominazione della società che subentrava nella "proprietà" degli immobili, di fatto, gli stessi rimanevano sempre ed esclusivamente nella disponibilità del "gruppo" per poi essere interessate in altre operazioni immobiliari simulate prive di un effettivo contenuto economico, costituendo uno schermo per nascondere l’evasione di imposta. Tra gli arrestati ci sarebbe anche un ex carabiniere e la convivente straniera di B.D.B.