I servizi sul territorio funzionano? Si risparmia e il cittadino sta meglio

TERAMO – Meno ricoveri con servizi efficienti sul territorio, sostiene DoctorNews. Avere più servizi di assistenza sanitaria sul territorio, cioè, fa guadagnare più salute ai cittadini e fa anche risparmiare: solo i ricoveri in ospedale infatti possono ridursi fino al 50 per cento. E anche le cure ospedaliere offerte nelle aree dove funziona di più la medicina del territorio, sono più ‘appropriate’, quindi con un rapporto costo-beneficio migliore. Non solo. Nelle Asl in cui i medici di famiglia lavorano in gruppo, cioè condividono lo studio, l’organizzazione dell’assistenza e hanno un rapporto stretto, oltre a una riduzione dei ricoveri si registra anche l’aumento delle cure domiciliari integrate per gli anziani: vengono erogate al 15 per cento della popolazione ‘over 65’ se i camici che lavorano in gruppo sono il 40 per cento del totale, ma a meno del 4 per cento degli anziani se il lavoro in gruppo dei camici bianchi non raggiunge il 10 per cento. Questi i dati del laboratorio di ricerca sul governo del territorio della Federazione italiana delle Aziende sanitarie ospedaliere (Fiaso), che li ha presentati a Roma nel corso dell’assemblea ordinaria e che rappresentano il primo tentativo di ‘misurazione’ dei servizi del territorio, basato sui dati di 13 Usl in 11 regioni. Uno studio che tenta di colmare il vuoto sulla mancanza dei dati nel settore e che si avvale, oltre al coinvolgimento degli operatori sul territorio anche dell’esperienza del Centro di ricerca sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell’Università Bocconi di Milano. "Lo studio – spiega Francesco Ripa di Meana, presidente della Fiaso – nasce dalla percezione che sul territorio, come aziende sanitarie, non abbiamo fatto abbastanza. Non siamo riusciti a creare quelle sinergie tra servizi territoriali e continuiamo a ragionare su servizi nati in tempi successivi non sempre coordinati tra loro". Certo non si può che condividere tutto. Ma è anche spontaneo domandarsi: siamo ancora al punto dello studio? Tanti piani, regionali, tanti direttori (come ad esempio quello dell’agenzia regionale), solo per stabilire che c’è ancora molto da fare? Quando sapremo chi, cosa e soprattutto, quando, si farà?

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