Abruzzesi nel mondo: in Costa d’Avorio

COSTA D’AVORIO – Eccoli, gli Abruzzesi nel mondo. Oggi vi presentiamo una nuova storia. La racconta un medico, aquilano, che sta in Costa d’Avorio e racconta del suo collega, aquilano, volontario prima in Burundi e poi anch’egli in Costa d’Avorio.
"Franco Pizzirani nasce a L’Aquila il 20 settembre 1943, ultimo di tre figli. Dopo appena due mesi perde il padre a causa di un’ulcera duodenale sanguinante. Il disperato intervento chirurgico, eseguito dal celebre prof. Stefanini, non ottiene i risultati sperati. Evandro, questo il nome del padre di Franco, si spegne all’età di 37 anni tra le braccia della moglie. Erano le sei d’una sera di novembre e un vento forte e gelido batteva alle finestre del vecchio ospedale San Salvatore. Franco conosce suo padre soltanto per nove brevissime settimane se non come un’ombra dotata d’una voce rassicurante e nulla di più. Assieme alle due sorelle e a sua madre resta a vivere in un accogliente appartamento a pian terreno al numero 14 di Via Veneto, all’Aquila. La madre Elisabetta, sin dai primi giorni, ha la forza di reagire agli eventi e, dotata d’un carattere generoso, ma deciso e intransigente, riesce a crescere i suoi figli cercando di non far loro mancare nulla. Come un ritornello usava ripetere: "Il mese che non sopporto è novembre!" Un destino crudele volle che la morte la rapisse nel 1988 proprio in quell’odiato mese di novembre e lo stesso giorno del marito. Anche lei fu portata via da un’emorragia, in quel caso cerebrale, 45 anni dopo il suo sposo.
Franco cresce in fretta facendo propri gli insegnamenti della madre e portando volentieri la responsabilità di essere l’unico maschio della famiglia. Frequenta le elementari alla "De Amicis" e di quegli anni ricorda gli inverni rigidi quando le aule erano malamente riscaldate da vecchie stufe Becchi di color rosso, tanto era il freddo che s’infilava facilmente dalle  traballanti finestre a vetri. Con i 28 compagni di classe, la maggior parte molto poveri, trascorre cinque indimenticabili anni. Frequenta poi le medie alla "Mazzini", nelle sezioni staccate d’un palazzo del centro che dava sui portici. Le finestre erano le stesse, come anche il freddo pungente degli interminabili inverni aquilani. All’età di quattordici anni si iscrive al Liceo Classico "Cotugno", stessa scuola frequentata dalla madre che sosteneva come gli studi classici fossero i migliori. Gli studenti di quella scuola provenivano quasi tutti da famiglie agiate, come anche gli insegnanti. Oggi si definirebbe d’élite. Franco poco ricorda di quegli anni, trascorsi molto velocemente. Terminato il liceo, s’iscrive alla Facoltà di Medicina influenzato anche dall’amicizia con una giovane infermiera amica di sua madre che prestava servizio nel reparto di chirurgia. Franco andava spesso a salutarla in ospedale e si fermava a mangiare con lei piatti fumanti di spaghetti al burro cucinati dalle suore. La finestra della stanza dove pranzavano s’affacciava sopra uno splendido giardino con al centro una grande vasca piena di pesci rossi. Dopo sei anni si laurea brillantemente e inizia nel 1973 la Specializzazione in Chirurgia Generale, frequentando per due anni la Clinica Chirurgica dell’ospedale dell’Aquila diretta dal prof. Ribotta. Si trasferisce a Roma alla II Clinica Chirurgica del Policlinico Umberto I, seguendo il prof. Ribotta intanto tornato a Roma. Nel 1978 ottiene la Specializzazione e vince il concorso per Assistente nel reparto di Chirurgia Generale diretto dal prof. Properzi. Resta con lui sino al 1996 e nel frattempo s’iscrive alla Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia che consegue nel 1990. Dopo la lunga esperienza in chirurgia si trasferisce nel mese di luglio dell’anno 1996 nel Reparto di Ginecologia e Ostetricia del nosocomio aquilano. Dopo dieci anni va in pensione il 31 gennaio del 2006. Durante i trentatré anni di carriera onora la professione medica dedicandosi all’attività ospedaliera,  privilegiando completamente quest’ultima a scapito dell’attività privata. Tutti serbano di lui il ricordo di un capace e coraggioso chirurgo, ma soprattutto di un uomo sincero, disponibile, onesto e nobile.
Appena "appeso il bisturi al chiodo" decide nel febbraio 2006 di cambiare rotta. Riempie una valigia di libri e abiti leggeri e raggiunge il Burundi, uno dei paesi più poveri del mondo. Inizia a lavorare a Mutoy, una piccola cittadina al centro del paese raggiungibile con difficoltà dalla capitale Bujumbura percorrendo per tre ore una tortuosa strada sterrata. Inizia a prestare servizio in un gigantesco ospedale missionario dotato di 250 posti letto dove opera l’unica dottoressa che lo gestisce. In quella struttura partoriscono 4000 donne ogni anno e vengono in consultazione circa 350 pazienti al giorno. Franco resta in Burundi per tre mesi, opera decine e decine di persone, serba il ricordo della terra rossa, delle lunghe piogge e della sofferenza di un’umanità abbandonata che solo l’opera di qualche coraggioso volontario può alleviare. Lascia il Burundi nel mese di aprile per preparare un’altra partenza. Assieme all’amico Piero, a gennaio 2007, parte per la Costa d’Avorio dove lo attende un ospedale di ginecologia e ostetricia appena ultimato, ad Anyama, nei dintorni di Abidjan. Da allora sono quasi due anni che Franco vive in Costa d’Avorio, offrendo la sua professionalità di medico e il suo altruismo a migliaia di donne che ne hanno bisogno. Quale ragione mi ha spinto a descrivere la vita di Franco e i suoi spostamenti? Perché ho definito Franco uno degli ultimi medici "moderni"? Mi è sembrato, oltre che un dovere, un grande onore poter tratteggiare i punti salienti della sua esistenza come omaggio ad un professionista saggio e capace che ha deciso di reinterpretare la sua pensione non come un’occasione per passeggiare finalmente "sotto i portici". Lui ha invece coraggiosamente dedicato alcuni dei suoi anni a chi soffre e a chi è solo, agli ultimi e agli abbandonati. Medico "moderno", poiché solo pochi al termine d’una carriera si rimettono in gioco per fini nobili e non per interesse personale. La modernità sta tutta in questo. Mi è sembrato dunque giusto rendere onore a Franco Pizzirani come un piccolo dono per la sua famiglia che lo segue da lontano, ma anche come una nota da lasciare alla sua città, L’Aquila, dalla quale tutti e due proveniamo. Pietro Iovenitti direttore H San Luigi Orione – Costa d’Avorio"