Il sindaco Chiodi

TERAMO – Se è vero, come è praticamente certo salvo clamorosi colpi di scena dell’ultimo momento, che ieri c’è stato l’ultimo consiglio comunale dell’"era Chiodi", qualche riflessione s’impone. D’altronde…"perchè ragionato è meglio", impartisce il dettame del nostro sito. Allora, ultima apparizione in Consiglio comunale: Chiodi, ieri, al di là delle transenne, al momento del varo del "suo" PRG. Si, perchè alla fine, il piano regolatore generale della città, sarà il suo. Impallidiscono nelle nostalgiche memorie del cronista le attività dei Valerii, D’Ignazio,Gatti, Sperandio…solo per citare gli ultimi. Ma poco importa, qui. Ci importa soppesare il Chiodi uomo e sindaco, prima che sia troppo tardi. Prima cioè che diventi il candidato governatore d’Abruzzo, il candidato consigliere della Regione o che torni ad essere lo stimato commercialista socio del "suo" assessore alle Finanze Tancredi. Dopo, sarebbe troppo facile. Va fatto oggi. E solo oggi. Chiodi: caparbio, elegante, con la puzza sotto il naso, figlio adorato di Stella, di un eterno assessore che ha fatto la storia della città, icona di un gruppo di amici fedeli fino alla morte (politica, almeno), scelto anche per i capelli in eterno malgoverno, un po’ populista, fortemente agganciato a realtà economiche difficilmente incastonabili in un preciso quadro di sviluppo, malfidato, generoso, tignoso e pieno del suo "essere sindaco", squisitamente infantile nel bisogno di conferme. Forse noi (io) l’abbiamo sottovalutato, in questi pochi anni di reggenza. Un po’ snob (io), un po’ con la puzza sotto il naso dell’eterna indecisa che si sente di sinistra ma ammicca al governo ("perchè come si fa ad essere sempre contro.."), un po’ troppo trascinata dall’emotività nel soppesare Chiodi attraverso le indefinite ma fastidiose figure di alcuni suoi assessori. "Se ha fatto scelte così, lui non può essere un granchè".. L’abbiamo detto e ripetuto in tanti. In tanti abbiamo mormorato malignità sulla sua incapacità a fare senza di uomini non al suo livello, fuori e dentro la giunta. In realtà Chiodi ha fatto delle cose. Fatto delle cose. Ha fatto uno sforzo perchè Teramo desse il suo fatidico colpo di reni. Forse la città non l’ha seguito, forse si. Io questo non lo so dire. Ma lui aveva in mente di farglielo fare questo benedetto scatto, alla sua città. E gli strumenti per il salto li ha creati. A disposizione ci sono: poi, che se ne farà, degli strumenti, be’.. non sono fatti suoi. Certo Chiodi non è un missionario: se ne va. Sa bene che la seconda legislatura (seppure con una conquista facilissima, come fu per Sperandio), è la morte politica di ogni sindaco. Chiodi sa bene che deve andare oltre o tornare a casa (lui può, non dipende dalla politica) ed ha colto l’occasione. Nella riflessione ferragostana di chi scrive c’è però già un po’ di paura: non è che non ho capito che Chiodi era il meglio che in questa epoca di incertezze potesse capitarci? Faccio in tempo a fare che cosa? Ad augurarmi per me, per noi, che sia candidato alla Regione come Governatore d’Abruzzo? Faccio in tempo ad auspicare che torni al proprio lavoro, visto che anche professionalmente nella sua categoria c’è bisogno di gente capace? Faccio in tempo a sperare che torni a sedere al suo posto, in Comune? Credo che ci sia poco tempo per tutto, ormai. Anche per riflettere. Così, a 24 ore dal ferragosto, come sempre delegherò ad altri (forse meno capaci e accorti di me) la scelta e la speranza. E Chiodi? E’ stato il decimo sindaco di Teramo della Repubblica. In pochi sanno quanto questo sia contato per lui. Franca Scagliarini