TERAMO – "L’Abruzzo piace ai petrolieri". E’ l’allarme lanciato da Impronte sui rischi ecologici derivanti dalle piattaforme per l’esplorazione e l’estrazione di idrocarburi che entreranno in funzione al largo tra Silvi e Pineto. I permessi per trivellare a largo delle coste abruzzesi, informa una nota, sarebbero 18 molti dei quali ricadrebbero nel raggio d’azione dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Giulianova. Permessi giudicati in qualche modo “disinvolti” dal coordinatore di Impronte dal momento che gli stessi petrolieri avrebbero dichiarato come la nostra Regione sia “un buon posto dove fare business. Le condizioni fiscali sono favorevoli, i costi di estrazione bassi, non ci sono rischi politici, le infrastrutture sono sviluppate, la competizione è limitata ed i produttori possono beneficiare di prezzi elevati per quanto riguarda petrolio e gas”. Le conseguenze di un eventuale sversamento di sostanze tossiche in mare, preoccupa dunque il coordinatore di Impronte, Enrico Gagliano, che giudica l’eventualità “disastrosa sia dal punto ambientale sia per il settore turistico e per la pesca dal momento che la metà del pescato nazionale proviene dal Mare Adriatico e una parte consistente dall’Abruzzo”. “Non solo le piattaforme in mare sono destinate ad aumentare – dichiara Gagliano – ma ci toccherà anche pagare multe salatissime a causa di un cattivo sistema energetico che trae linfa vitale dal nostro territorio con costi sociali ed ambientali altissimi. Per l’economia regionale sarebbe un colpo durissimo”.
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