TERAMO – “La fatalità è cosa diversa dall’ostinazione con cui si continua a costruire e a scavare a margine dei fiumi ed in aree a rischio idrogeologico”. E’ la precisazione fatta in una nota dall’associazione di cultura politica “Impronte” che denuncia come “fuori luogo” il fatalismo che avrebbe connotato le argomentazioni sulle calamità che hanno sconvolto l’Abruzzo, dal terremoto all’alluvione. “La fatalità significa connota un avvenimento dovto al caso – puntualizza il coordinatore di Impronte, Enrico Gagliano – cosa c’entra la fatalità con le continue deroghe e modifiche al PAI che hanno consentito, ad esempio, a Giulianova di edificare ai piedi della collina e a Notaresco di spianare la strada all’ampliamento della discarica? Cosa c’entra la fatalità con tutto quello che di drammatico è accaduto due anni fa a Tortoreto?” Le responsabilità dei danni subiti prima dal sisma e poi dalle piogge non sarebbe dunque attribuibile, secondo Gagliano, alla fatalità degli aventi calamitosi ma alla mano devastatrice dell’uomo che avrebbe partita vinta grazie ad amministrazioni pubbliche ritenute in molti casi poco attente.
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