TERAMO – Leggete che batosta arriva al ceentrosinistra ( e soprattutto ai suoi vertici) dal Comitato Civico di Centrosinistra La Piazza. "Come da noi previsto il Partito Democratico di Teramo è stato non solo umiliato ma anche bastonato, trascinando nella sconfitta insieme alla coalizione cittadina anche tutto il centro-sinistra provinciale, mandando all’opposizione sia l’amministrazione uscente di via Milli che la maggior parte delle coalizioni di centro-sinistra dei comuni molti dei quali amministrati dalla sinistra da sempre, valga un esempio per tutti il comune di Nereto. Tutto questo grazie all’arroganza dei dirigenti del Partito Democratico che non contenti di essere diventati parlamentari e consiglieri regionali grazie ai LISTONI e ai “ listini “ (la cosa riguarda sia quelli attualmente in carica che coloro che li hanno preceduti), hanno razionalmente progettato e portato avanti una strategia politica solo per consolidare poteri e vantaggi personali. Il risultato è sotto gli occhi di tutti una disfatta generale peggio quella di Caporetto perché qui non ci sarà nessun Piave a fermare il nemico e la nomina di un generale Diaz è di la da venire visto le dichiarazioni che si sono lette sulla stampa di alcuni principali responsabili della disfatta come l’onorevole Ginoble , il consigliere regionale nonché segretario provinciale del Partito Democratico Di Luca, del professor Befacchia, del sindaco di Roseto Di Bonaventura. Cominciamo dall’onorevole Ginoble il quale dichiarando che la colpa della sconfitta in provincia è degli elettori che hanno votato Lega, MPA, dei traditori della Vibrata e dalla sua comoda poltrona di Montecitorio invita gli aderenti del centro-sinistra a non essere schizzinosi e a catturare l’entusiasmo fuori dal partito, riferendosi sicuramente all’entusiasmo creatosi nel centro-destra a seguito della vittoria al comune di Teramo, servita in un piatto d’argento con la candidatura a sindaco di Albi e a quella inaspettata in provincia, grazie alla sua lungimirante strategia politica di siluramento di chiunque cercasse di manifestare una certa autonomia sia dentro il partito (vedi Basilico) che dentro la coalizione (vedi rapporto con il Partito Socialista) . All’onorevole Ginoble diciamo che nel riportare certe dichiarazioni oltre che offendere la intelligenza dei cittadini tutti, manda un vero e proprio insulto all’onore e alla dignità di tutti gli aderenti al Partito Democratico che lui dovrebbe rappresentare e siccome non lo riteniamo idoneo a tale ruolo lo invitiamo a dimettersi da parlamentare (a detta di tutti posto usurpato nottetempo ad altro candidato). Di Di Luca non diciamo niente, essendo fido scudiero dell’Onorevole, ripetendo sostanzialmente le stesse cose dette dal suo capo, lo invitiamo solo a dimettersi da tutte le cariche che ricopre, sia di partito che istituzionali senza nemmeno convocare gli organismi competenti come in tanti già chiedono e a non farsi vedere più in giro. Le cose dette dal Professor Befacchia, ideatore del progetto Teramo si commentano da sole, e come se non si dovesse ritenere responsabile del crollo, il progettista e costruttore del ponte sul Piave con il fine di contrattaccare il nemico solo perché sopra ci è passata la poca truppa disponibile. Lo vogliamo proprio vedere come farà a fare una efficacia opposizione al comune di Teramo con a capo Albi, quando in campagna elettorale hanno propagandato un programma elettorale identico a quello di centro-destra. Il sindaco di Roseto fa un appello a non fare la caccia alle streghe quando qui sono facilmente identificabili i principali responsabili della disfatta lui compreso insieme a tanti altri sindaci e politici di professione, che quando dovevano parlare sono stati zitti e adesso che i buoi sono usciti dalla stalla sono pronti a chiudere le porte pronti a processare i guardiani, con il senno di poi. Buon ultimo l’ex consigliere comunale Scalone che con un documento gattopardesco, basato sul mettiamoci tutti in discussione, non mette in discussione nessuno, secondo il metodo del vecchio Partito Comunista. Solo con lo scambio di poltrone, tutto rimane come prima, e si aspetta soltanto la prossima batosta elettorale.
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