Terremoto, gli esperti spiegano le nuove scosse

L’AQUILA – Il terremoto di magnitudo 4,5 avvenuto ieri sera in Abruzzo fa parte della sequenza iniziata il 6 aprile scorso, con la tragica scossa nell’Aquilano. «Sono sequenze sismiche che possono durare per mesi e che possono avere anche dei picchi, come quello avvenuto ieri»,  spiega il direttore del Centro nazionale terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Giulio Selvaggi. «Un terremoto come quello della notte scorsa non è un
evento nuovo, ma rientra nella norma» ha osservato. In generale, ha aggiunto, «a partire dall’aprile scorso le scosse stanno progressivamente diminuendo sia in frequenza sia in
intensità; quest’ultimo picco fa però aumentare la sismicità dell’area, sia nel numero dei terremoti sia nella magnitudo». Tanto che le repliche finora registrate sono tutte piuttosto
elevate, con magnitudo pari a 3,8, 3,5 e 3,1». Il picco, insomma, si porta dietro un nuovo aumento della sismicità. Proprio come era accaduto nel terremoto in Umbria del 1997: nonostante la prima scossa risalisse a fine settembre, nell’aprile 1998 si è registrato un picco di magnitudo 5,2. Picchi di questo tipo non sono prevedibili, spiega ancora Selvaggi, ma si spiegano con il fatto che «il forte terremoto che dà origine allo sciame sismico – dice l’esperto – provoca un forte disequilibrio e di conseguenza alcune faglie possono arrivare più facilmente alla rottura». Quindi nella zona della faglia che si è aperta il 6 aprile scorso possono essersi
attivate altre faglie, piccole o grandi. «E’ chiaro – conclude – che stiamo assistendo a un nuovo piccolo aumento di attività nell’ambito di una sequenza attiva. Ci vorranno mesi perchè la
zona dell’Aquilano torni a un livello di sismicità normale».