Santacroce: «l’omertà dei detenuti a Castrogno evidenzia un clima di repressione»

TERAMO – “Quanto emerso dalle parole del comandante del carcere di Castrongo, Giovanni Luzi, non può essere ridotto a ‘linguaggio da caserma’ ma evidenzia un problema molto più grande”. E’la posizione degli esponenti del partito di Rifondazione Comunista manifesta nel corso di una conferenza stampa convocata per esprimere preoccupazione per quanto sembrerebbe accadere nell’istituto penitenziario che, a prescindere dagli sviluppi delle indagini disposte, sarebbero “indicative di un atteggiamento intimidatorio e violento di alcuni appartenenti all’apparato statale che con il loro atteggiamento minano l’immagine e l’operato delle forze dell’ordine agli occhi della collettività”.  Quello che è successo a Teramo, per il segretario cittadino del partito, Filippo Torretta, è una spia di un fenomeno diffuso nelle carceri italiane e sarebbe il sintomo di un problema di democratizzazione delle forze dell’ordine più generale. “La scelta di non dimettersi ma di ricorrere al congedo – ha dichirato ancora Torretta in merito la scelta assunta dal commissario Luzi – sottolinea un’evidente inconsapevolezza della gravità dei metodi utilizzati”. Per il consigliere di minoranza in Consiglio comunale, Sandro Santacroce, a destare perplessità sulle indicazioni “dove vanno condotti i massacri” è anche il silenzio del personale medico del carcere ma soprattutto l’omertà tra i detenuti che, nell’impossibilità di far sentire la loro voce, evidenzia un clima di paura frutto della repressione. La proposta degli esponenti di Rifondazione Comunista, sulla scia di quanto sollecitato dal partito a livello nazionale è quelle di introdurre un “difensore civico”, una figura indipendente di controllo del rispetto dei diritti umani nelle carceri, nei commissariati, nelle stazioni di polizia, nei centri di identificazione degli immigrati che possa dissuadere dal verificarsi di certi episodi che per Torretta “è bene ricordare che possono colpire chiunque”.