I restauratori abruzzesi contro il decreto Bondi

TERAMO – Si allarga in Abruzzo la battaglia dei restauratori contro il decreto Bondi e le novità introdotte nel testo del “Codice del restauro” accusato dalle associazioni di categoria di alzare barriere all’ingresso della professione. A questo proposito, informa una nota, domani a Pescara nella sede regionale della Cna, un’assemblea degli operatori del settore, alla presenza del presidente e del responsabile nazionale di Cna Artistico e tradizionale, Gian Oberto Gallieri e Luca Iaia, del presidente regionale Giovanni Simonetti e del presidente regionale della Cna, Italo Lupo, per discutere le iniziativa a sostegno della vertenza avviata per modificare il testo.
“Una battaglia che assume un significato particolare, in Abruzzo – si legge in una nota- anche alla luce dei compiti ingenti legati al recupero dei beni artistici e architettonici danneggiati dal sisma del 6 aprile del 2009”. Nel mirino delle associazioni d’impresa sono soprattutto le nuove regole d’accesso alla professione previste dal nuovo Codice del restauro. “In questo settore operano in Italia quasi 13mila imprese e oltre 32mila addetti, che comprendono numerose figure specializzate nei settori della ceramica, della cantieristica, degli strumenti musicali, dell’oreficeria, argenteria, del tessile, del legno, del vetro. Tanti ma insufficienti – prosegue il comunicato di Cna Abruzzo – visto che oltre la metà del patrimonio artistico mondiale si trova in Italia”. Per i restauratori le regole d’attuazione varate considerano validi unicamente i requisiti maturati prima del 2001, pertanto “chi ha restaurato negli ultimi 8 anni –  sostiene la Cna –  è come se non lo avesse fatto. Per non parlare dell’esame per ottenere l’abilitazione: un’ora di tempo per risolvere 100 domande a risposta multipla che spaziano in ogni settore del restauro, dal legno alla carta, dalla pietra a vetro, quando è noto che l’ambito di intervento è fortemente specialistico”. Per gli operatori del settore la selezione delle migliori professionalità e competenze non può essere affidata a un quiz. “Nasce il dubbio che il vero obiettivo sia alzare solo le barriere all’ingresso – si legge infine nel comunicato di Cna – e creare una elite di poco più di 600 ‘patentati’, quanti sono i diplomati delle tre scuole riconosciute relegando al ruolo di meri sub-fornitori le restanti migliaia di operatori capaci e qualificati”.