Tancredi in tv a difendere il nome della "sua" banca

TERAMO – Rifiutopoli non tocca la Banca di Teramo di Credito Cooperativo, come il presidente, Antonio Tancredi, tiene che la si chiami. "Basta a chiamarla la banca di Tancredi. Non esiste una banca di Tancredi. Tancredi ci ha messo solo 24 mila euro (meno dell’1% dell’intero capitale sociale n.d.r.)". L’ex deputato è andato in televisione a rivendicare l’operato e il buon nome della banca di cui è cofondatore e presidente, per difenderla da quello che è stato ritenuto un attacco mediatico. "Ci sono già stati danni bancari" ha specificato Tancredi ai microfoni di Teleponte ("4 giorni", conduttore Rino Orsatti). Secondo quanto affermato ed anche contenuto in una nota e in un manifesto emessi dal Cda della Banca di Teramo, la stessa non è stata oggetto di incheste o perquisizioni ma ha prodotto chiarimenti su documentazioni relative a crediti e affidamenti. Tra questi, secondo Tancredi, ci sono anche gli atti dell’acquisto da parte della TeAm della sede centrale (1 milione e 200 mila euro per 400 metri quadri) e della casa della famiglia dell’assessore Lanfranco Venturoni (più di 600 mila euro). I due beni, come noto, erano di Romy Malavolta e Tancredi ha specificato che ambedue erano coperti da mutui. Per il presidente della banca di Tearmo non ci sarebbe stato dunque vantaggio alcuno nella vendita del bene, anzi.