Università: dopo Radio Frequenza occupata anche Scienze Politiche

TERAMO – Al termine delle assemblee tenute in mattinata a Giurisprudenza, gli studenti dell’ateneo teramano hanno deciso di occupare due aule una della Facoltà di Scienze Politiche e una di Giurisprudenza fino al voto della Riforma Gelmini alla Camera. L’iniziativa è stata votata all’unanimità dall’assemblea studentesca, tenutasi nell’aula 10 della Facoltà di Giurisprudenza, e nel corso della quale sono stati discussi i problemi relativi al disegno di legge ma anche nello specifico alcune difficili situazioni interne. Si è infatti parlato della riduzione dell’orario di apertura delle biblioteca, del rinvio dell’inizio delle lezioni, della chiusura delle aule del centro linguistico e di quelle informatiche. Gli studenti e i rappresentanti dell’Unione degli studenti universitari (Udu), organizzatori dell’assemblea, hanno anche discusso della nascita della università telematica UniTelma, inaugurata sabato scorso a Corropoli (Teramo), su cui hanno espresso «forte perplessità e opposizione». Un documento finale con alcune richieste è stato redatto a conclusione dell’assemblea: esso verrà sottoposto al Rettore e agli organi dell’Università. In mattinata una decina di studenti aveva occupato Radio Frequenza, la radio ufficiale dell’Università di Teramo. Stavolta i promotori della protesta non sono stati i docenti e i ricercatori ma gli studenti mobilitati anche a Teramo per dire "Fermatevi" nel giorno in cui il testo della riforma Gemini approda nuovamente alla Camera. La singolare protesta avrà inizio alle 20 davanti alla sede degli uffici dell’università, in via Crucioli. "L’università è scollegata dal resto della città – fanno sapere i promotori – e proprio per questo abbiamo deciso di manifestare davanti al rettorato, che invece è in centro. In
questo modo i cittadini potranno ascoltare le nostre ragioni". "Il Ddl, frutto dei tagli della legge Tremonti 133 del 2008- scrive l’Unione degli universitari in una nota – qualora fosse approvato porterebbe alla distruzione dell’istruzione pubblica. Comporterebbe il depotenziamento dell’organo accademico di indirizzo (il Senato) a favore del Consiglio di Amministrazione il quale vedrà aumentarsi la presenza di imprenditori privati e
diminuirsi la rappresentanza studentesca fino alla sua scomparsa".