Salari, gli abruzzesi hanno perso più di 3000 euro all'anno

TERAMO –  Nel periodo tra gennaio e maggio 2011 in Abruzzo sono state autorizzare oltre 13 mila ore di cassa integrazione che riguardano circa 15.700 lavoratori. Lo rende noto la Cgil che puntualizza come la provincia dove si regista un maggior ricorso alla cassa integrazione è quella di Chieti, (4.538.098 ore), seguono L’Aquila (3.664.682), Teramo (3.615.889) e Pescara (1.386.613). Dati che preoccupano il sindacato abruzzese che ritiene necessario realizzare un Piano per il lavoro in grado di riassorbire la disoccupazione e di creare nuove opportunità, specie per le donne e i giovani, da realizzarsi all’interno del Patto per lo sviluppo già sottoscritto tra parti sociali e giunta regionale. Per effetto della cassa integrazione, sempre nello stesso periodo, nella nostra regione sono stati persi salari per circa 52 milioni di euro (3.300 euro in meno per singolo lavoratore), che si aggiungono ai 230 milioni già persi nel biennio 2009-2010. L’occupazione poi è diminuita di oltre 25.000 unità. Il prezzo più elevato della crisi è stato pagato dai precari (assunti con contratti atipici, a basso costo, nella fase espansiva e quindi licenziati per effetto della crisi), per lo più giovani. E’ elevata anche la quota di giovani non occupati e non coinvolti in attività educative o formative. Una condizione particolarmente grave per il progressivo impoverimento del capitale umano. L’altro aspetto decisamente negativo è che su 100 giovani laureati abruzzesi appena 27 rimangono a lavorare nella nostra regione. Solo l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, in particolare quelli in deroga – sostiene la Cgil – ha dunque impedito l’ulteriore perdita degli occupati. Nemmeno la piccola ripresa che nell’ultimo periodo sta interessando la nostra regione determina un’inversione di tendenza.