Parolisi in corto circuito per la doppia vita ma anche custode di un segreto

TERAMO – Salvatore Parolisi ha ucciso la moglie, Melania Rea, non perchè si sia trovato in un imbuto – come sostenuto dalla magistratura di Ascoli – ma per "un corto circuito generato dall’impellente esigenza di risolvere l’insostenibile conflitto creatosi tra le due sue vite parallele". Lo sostiene il Gip di Teramo, Giovanni Cirillo, nell’ordinanza di custodia cautelare. In questo modo, viene ribadito il movente passionale, al quale, però, si aggiunge anche un’altra ipotesi, quella di un segreto. Il Gip esclude la gelosia, ma ricorda che Melania il 16 aprile era apparsa "molto nervosa" all’amica del cuore, Rosa. A quest’ultima Parolisi chiese il 19 aprile se avesse sentito la moglie: "Temeva forse che le avesse rivelato un segreto inconfessabile?". A questo proposito, il Gip ricorda che Rosa aveva dichiarato agli inquirenti che "in un’occasione Melania le disse di doverle riferire qualcosa di molto brutto". Il Gip si chiede se possa essere ipotizzato che "la moglie – che lo seguiva e lo controllava – avesse scoperto qualcosa di assai più grave, o anche solo di torbido, di inconfessabile. Per questo – aggiunge il Gip – occorrerebbe approfondire i rapporti interni alla caserma", "con l’eventuale esistenza di giri di droga", ai quali ha fatto riferimento lo stesso Parolisi agli investigatori.

I TENTATIVI DI SUICIDIO – Dall’ordinanza, però emerge pure che Parolisi minacciò di suicidarsi quando, nel 2010, la moglie scoprì la sua relazione con Ludovica e lo lasciò solo a Folignano (Ascoli Piceno) per tornare dai suoi parenti a Somma Vesuviana. Il Gip non esclude che Melania, prima di andare via, avesse tentato o minacciato il suicidio, ingerendo pillole. Parolisi andò a riprenderla e per indurla a tornare con sè minacciò a sua volta di uccidersi e, infine, la separazione. "Per questo – scrive il Gip – Melania, ‘donna decisa, forte’, tornò con il marito".

DOMANI L’INTERROGATORIO DI GARANZIA – Nell’argomentare le motivazioni per le quali Salvatore Parolisi viene ritenuto responsabile del delitto, il Gip di Teramo evidenzia il fatto che il marito di Melania si avvalse della facoltà di non rispondere davanti al Gip di Ascoli Piceno. Cosa che – secondo quanto annunciato ieri dai legali del caporalmaggiore – avverrà anche domattina, in occasione dell’interrogatorio di garanzia da parte del Gip teramano, Giovanni Cirillo. Secondo Cirillo, "E’ necessario che alla ricostruzione dei fatti operata dall’accusa, deve contrapporsi una diversa visione dei fatti da parte dell’indagato, ciò che non accade quando questi si sia avvalso della facoltà di non rispondere". "Il giudice – prosegue l’ordinanza – può tenere conto della circostanza che ai fatti così come ricostruiti dall’accusa non si contrappone alcuna versione dell’indagato". E ancora: "L’accusato non può limitarsi a offrire possibili interpretazioni dei fatti, ma ha l’onere di proporre una plausibile ricostruzione alternativa, se vuole evitare che il giudice compia la verifica di attendibilità degli indizi nella sola prospettiva dell’ipotesi formulata dall’accusa".

LE SETTE SATANICHE – A proposito di "possibili interpretazioni" offerte da Parolisi, il Gip ne fa riferimento in un passaggio in cui "deve essere ricordato – scrive – per avere il sapore di una excusatio non petita davvero sospetta, il commento dell’indagato che, nel negare di avere certezza di fatti compromettenti avvenuti all’interno della caserma (stupefacenti, prostituzione), non mancava però di buttare lì¨, senza che gli fosse richiesto, una sua ‘preoccupazione’: l’esistenza di storie sataniche (‘tempo va – disse Parolisi agli investigatori – una ragazza fu legata al letto e le accesero dei fuochi intorno)". Il Gip di Teramo non contesta formalmente la premeditazione, anche se in diversi passaggi fa riferimenti tali da indurre a ritenere che Parolisi possa aver premeditato il delitto. E’ però determinato nell’indicare Salvatore Parolisi come l’assassino, evidenziando che la Procura di Ascoli ha svolto un lavoro eccellente, senza preconcetti, e che l’unico Dna ritrovato sul luogo del delitto è quello del marito di Melania.  Infine, fonti coinvolte nella vicenda, è stato fatto notare che la difesa del caporalmaggiore non avrebbe prodotto alcun atto difensivo: tutto ciò che si ascolta in televisione o si legge, come l’automobile e i capelli, non trovano riscontro in atti della difesa – ha detto all’ANSA la stessa fonte.