Melania, nessuna inchiesta in corso sulla caserma

TERAMO – La procura della Repubblica di Ascoli Piceno, che ha indagato sull’omicidio di Melania Rea, non sta conducendo un’inchiesta su possibili risvolti penali nei rapporti fra gli istruttori del 235/o Reggimento Piceno, fra cui il marito della donna, Salvatore Parolisi, e le loro allieve. E’ quanto si apprende negli uffici giudiziari ascolani, dopo alcune indiscrezioni apparse sulla stampa. In passato, prima dell’assassinio di Melania, ci furono alcune denunce su una o forse più singole posizioni di militari: un fascicolo risulta ancora aperto, ma non è collegato nè temporalmente nè per i soggetti coinvolti con la vicenda del caporalmaggiore Parolisi, ora in carcere a Teramo con l’accusa di uxoricidio. E’ dunque la procura militare di Roma, e non la procura ordinaria, a svolgere in queste settimane accertamenti ad ampio raggio sulla gestione dell’unica caserma dell’Esercito in cui vengono addestrate reclute donna. Il che non significa che i pm di Ascoli non abbiano coltivato "ogni ipotesi investigativa" per individuare il movente dell’omicidio della giovane mamma di Somma Vesuviana, ed eventuali complici di Salvatore Parolisi. Si è scavato su tutto, anche sull’ipotesi che le ferite post mortem sul corpo di Melania siano state inferte da un complice di Parolisi, o che l’uomo possa aver ucciso con l’aiuto di un’altra persona, ma queste domande non hanno trovato alcun tipo di riscontro, nemmeno minimale. E sulla vita interna alla ‘Clementi’ non è emerso alcun elemento penalmente rilevante, tale da giustificare un nuovo fascicolo di indagine sulla caserma. L’inchiesta sul delitto è poi passata alla procura di Teramo per competenza territoriale.