Rabbuffo: "Il partito serve, la partitocrazia no"

TERAMO – I partiti fanno politica o la politica si fa per far sopravvivere i partiti? E se sì, sono ancora uno strumento per incidere sulla società? In un momento in cui la contrapposizione politica sembra sfumare, e più arroccata su fronti da mantenere, ci chiediamo se il partito vada superato nelle sue forme e nei sui metodi o se può essere riproposto in forme nuove. Ad esempio le fondazioni-partito. E ancora quali sono le “colpe” della politica? Come si alza la sua qualità? La riflessione lanciata da www.emmelle.it, ospita oggi il contributo del capogruppo di Fli in Consiglio regionale, Berardo Rabbuffo:

“Il problema della forma partito è anche uno dei motivi che mi ha spinto a entrare in Fli. Il partito è ancora lo strumento più forte per far sì che la democrazia possa esprimersi attraverso le deleghe alla politica. Questo però avviene se c’è una gestione democratica anche all’interno del partito, altrimenti non possiamo che assistere a una partititocrazia che sta trascinando la politica, nel senso più alto del termine, a un graduale decadimento. Il partito deve essere un luogo di idee, non di persone, e questo percorso Fli, attraverso i congressi che stanno definendo la strutturazione interna al partito, sta accadendo. Entro l’anno convocheremo anche il congresso regionale per individuare la figura del coordinatore. Uno dei grandi problemi a cui abbiamo assistitito, e continuiamo ad assistere, e che i due grandi partiti, Pd e Pd, hanno liquidato forme partitiche senza mai dotarsi di un’organizzazione interna, con una gestione del potere a cascata per cui bisogna accreditarsi sempre con i vertici del partito. L’altro problema è che il sistema elettorale attuale alimenta lo “strapotere dei partiti” che invece andrebbe tamponato con un meccanismo di collegi uninominali. Alcuni maggiorenti di alcuni partiti, se candidati in un sistema di questo tipo, non verrebbero mai eletti dai cittadini. Perché la gente non sceglie i partiti ma è sempre più orientata a scegliere le persone. Per eliminare la distanza tra i cittadini e la politica va superata la degenerazione nella partitocrazia e valorizzare le persone più che i “capoclan”. Quello che mi dispiace davvero è invece di fare l’interesse del popolo siamo fermi ancora a fare questi discorsi quando la politica dovrebbe essere sinonimo di decisione”.