Scatta la cassa integrazione all'emittente Tv6

TERAMO – Cassa integrazione nell’emittenza televisiva. Succede a Tv6, emittente privata a diffusione regionale, che trasmette da Silvi, al centro di una importante operazione di compravendita nei mesi scorsi, acquisita dal patron del Teramo calcio, Luciano Campitelli. Da oggi i sei giornalisti e i 7 tecnici sono per due mesi in Cig. La richiesta è stata sostenuta anche dalla Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti, a fronte di un piano industriale che prevederebbe una riorganizzazione e razionalizzazione dell’emittente entro la fine dell’anno. La notizia, rimbalzata nei giorni scorsi nell’ambiente giornalistico, è accompagnata da stupore e da polemiche, stimolate dal ricorso ai cosiddetti ammortizzatori sociali – che fanno presupporre difficoltà sul piano economico-finanziario – proprio all’indomani dell’ingresso di una nuova, e sulla carta più forte, proprietà. In concreto, accanto a una riduzione dell’oraio di lavoro, alla cassa integrazione fino al 31 ottobre si accopagna anche la delocalizzazione della redazione di Pescara, con lo spostamento a Silvi di un giornalista e un tecnico in forza in quella sede. In futuro, con il completamento della sede di Teramo, che diventerà punto di emissione, il piano industriale prevederà anche il trasferimento dell’attuale e storica redazione di Silvi a Pescara. Sul momento di Tv6 è intervenuta con una nota "Libera stampa Abruzzo", esprimendo solidarietà ai colleghi, giornalisti e operatori, dell’emittente. «Al momento dell’acquisizione – scrive "Libera stampa" -, la nuova proprietà aveva parlato di un progetto concorrenziale, sul piano del la tecnologia digitale e della capillarità dell’informazione, che avrebbe coinvolto l’intero territorio abruzzese, prospettando un forte rinnovamento nell’intero panorama informativo territoriale. Purtroppo, alla luce delle scelte più recenti, queste ottimistiche previsioni sembrano perdere forza, anche di fronte ad ulteriori promesse di investimenti, che restano ancora fumose. Né sarebbe sorprendente scoprire che si va verso l’utilizzo di service esterni con lavoratori cococo che potrebbero arrivare a coprire mansioni svolte dai colleghi in cassa integrazione. A pagare, ancora una volta, sarebbero quindi anche i colleghi più deboli, costretti a prestazioni di lavoro sottopagate e senza alcuna garanzia nello sviluppo del rapporto».