Melania, la difesa contesta le perizie in attesa della Cassazione

TERAMO – Sulle gambe di Melania Rea, che recavano i segni di ingiuriosi sfregi post-mortem, frutto di un banale tentativo di depistaggio, risiederebbe la prova che il marito, il caporal maggiore Salvatore Parolisi, non è il suo assassino. A tre giorni dall’udienza in Cassazione che deciderà dell’eventuale conferma o annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’unico indagato del delitto del boschetto di Ripe di Civitella del Tronto (Teramo), la difesa percorre ancora una volta la strada della lettura di dettagli di un corpo dilaniato dalle coltellate che "parla". E l’attenzione è adesso focalizzata su quella traccia di sangue lasciata da un indumento con manica lunga verosimilmente a trama zigrinata sulla coscia destra di Melania. E quell’abbigliamento fin troppo ‘leggero’ indossato da Parolisi sul pianoro di Colle San Marco quando dice di aver perso le tracce della moglie, interverrebbe in soccorso dell’indagato, secondo i suoi legali: "Parolisi non può aver ucciso la moglie – conferma l’avvocato Valter Biscotti – perché quel giorno indossava una maglietta a maniche corte, senza polsini". La procura ha verificato quella traccia, riferendola al segno lasciato, probabilmente nella colluttazione del delitto, alla chiusura lampo del giubbotto blu della stessa vittima. Secondo Biscotti quella zip "é troppo corta per lasciare quel tipo di tracce, è fisicamente impossibile per noi. Anche in questo caso non siamo d’accordo con i periti della Procura: per dimostrare che Parolisi si sarebbe cambiato devono per forza dire che è il giacchino di Melania, mentre ci sono testimoni – e anche filmini – che affermano che quel giorno, il 18 aprile, Salvatore uscì di casa con una maglietta e calzoncini corti". Schermaglie medico-legali che anticipano la dura battaglia di perizie del futuro procedimento, che già ha avuto precedenti nella individuazione della caffeina nello stomaco di Melania, del Dna sotto le unghia della donna, ancora sulle tracce di saliva del marito nella sua bocca. E quando altri elementi di questa natura torneranno dall’esame dei Ris di Roma, sarà tempo di conclusione delle indagini per la procura di Teramo, sulle quali peserà in maniera importante, la decisione di lunedì prossimo dei giudici della Suprema Corte.