Teramo lavoro, dipendenti preoccupati per la scadenza dei contratti

TERAMO – Preoccupazione hanno i dipendenti di Teramo Lavoro per i contratti in scadenza il 31 dicembre alla luce delle vicende che hanno coinvolto la società in house della Provincia di Teramo. In una nota firmata da 53 dipendenti e diffusa alla stampa, si fa appello appello alle istituzioni, ai sindacati, alle forze politiche e all’intera collettività affinchè considerino che la mancata prosecuzione dei rapporti di lavoro in scadenza comporterebbe il blocco immediato di servizi essenziali, con pesanti disagi per i cittadini come già accaduto sei mesi fa. “La preoccupazione tocca circa cento lavoratori occupati in settori strategici – si legge nella nota – ad iniziare dal Lavoro e dalla Formazione Professionale fino ai Servizi Sociali, dall’Ambiente e Tributi,al servizio Finanza e contabilità,dall’ufficio stampa ai servizi di biblioteca,dal settore turismo a quello delle politiche comunitarie,al servizio informatico".

La Provincia: prosecuzione per 6 mesi. Le preoccupazioni sono state smorzate stamane da un comunicato diffuso dalla Provincia nel quale si legge che la Giunta ha deliberato l’adozione di un atto di indirizzo rivolto ai dirigenti dei vari settori per la prosecuzione dei contratti, per un periodo di sei mesi, fino al 30 giugno 2012, in maniera da dare seguito a quanto concordato con i sindacati sulla chiusura della fase di avvio, la cosiddetta start-up, dell’in house, che prelude alle selezioni. Per illustrare l’atto di indirizzo e gli intendimenti dell’amministrazione è stato convocato domani, alle ore 16,30, un incontro con le organizzazioni sindacali. “Sarà l’occasione – spiega il presidente Catarra – per un confronto su molte delle questioni che riguardano la Teramo lavoro e anche per fare chiarezza su tante inesattezze ascoltate in questi giorni, soprattutto sulle cifre e sui dati della società”.

L’opposizione: «Bene, ma Atto doveroso, lo definisce il gruppo consiliare del Partito democratico, la deliberazione di indirizzo. «Ma ribadiamo – scrive in una nota – che se si vogliono salvaguardare i servizi e l’occupazione, occorre promuovere una svolta nella gestione della società. L’Amministratore unico faccia un passo indietro lasciando l’incarico e la Provincia assuma il controllo diretto con l’affidamento a un dirigente, senza costi aggiuntivi per l’Ente. Fare poi ciò che finora è stato omesso: un piano industriale dei servizi da gestire e avviare procedure trasparenti per la progressiva stabilizzazione dei rapporti di lavoro». Un dietro-front rispetto all’idea di opporsi alla società in house? «Eravamo contrari alla costituzione della società – aggiunge la nota – e alla esternalizzazione dei servizi. Ora però la società c’è, non può essere demolita e va messa in sicurezza, garantendo la continuità dei servizi e una gestione trasparente ed efficiente».