Bancarotta, i fratelli Di Pietro respingono gli addebiti

TERAMO – Hanno respinto ogni addebito i tre dei quattro imprenditori teramani arrestati nell’inchiesta della Guardia di Finanza sulla bancarotta fraudolenta da 3 milioni di euro. I fratelli Maurizio e Nicolino Di Pietro e Guido Curti, amministratori a vario titolo di alcune delle società coinvolte, sono comparsi dinanzi al gip di Teramo, Marina Tommolini per l’interrogatorio di garanzia. Il confronto, alla presenza del legale dei tre, l’avvocato Cataldo Mariano – che difende anche la moglie di Curti, Loredana Cacciatore, agli arresti domiciliari -, è durato per oltre quattro ore. A turno gli imprenditori, accusati d almeno cinque fallimenti pilotati, con denaro esportato su conti svizzeri e investito in quote azionarie in società cipriote, hanno respinto ogni addebito, respingendo le accuse di aver creato un sistema di scatole cinesi, con lo svuotamento dei beni le società e portarle al fallimento, per far finire il denaro su conti esteri. Nei prossimi giorni sarà ascoltata anche la quarta persona arrestata, l’unica ai domiciliari. Intanto l’inchiesta prosegue. La Finanza ha perquisito anche lo studio di un commercialista di alcune delle società coinvolte, per acquisire documentazione relative alla contabilità delle imprese citate nell’inchiesta della procura teramana. Non si esclude che il lavoro degli inquirenti si allarghi anche agli istituti di credito che hanno avuto rapporti di finanziamento con gli imprenditori arrestati.