Detenuto incendia una cella, evacuato un piano di Castrogno. Cinque agenti intossicati

TERAMO – Paura nella notte nel carcere di Castrogno. Gli agenti di polizia penitenziaria (i pochi) che erano in servizio hanno dovuto far fronte all’emergenza di un improvviso rogo divampato in una cella del reparto tossicodipendenti, al quarto piano della struttura, verso le 23: all’origine dell’incendio è stato il gesto inconsulto di un detenuto tunisino – lo stesso protagonista di recente dello sfregio a un altro detenuto, uno degli imprenditori arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto crac Di Pietro – che ha dato fuoco alle suppellettili della cella: secondo quanto ricostruito dagli agenti di polizia penitenziaria, che hanno lavorato fino a stamattina alle 4 per riportare la normalità nella quarta sezione, mettendo in sicurezza anche il corridoio invaso dalla fuliggine, il detenuto, con un accendino che aveva in dotazione, ha incendiato praticamente qualsiasi cosa avesse sotto mano, dal materasso allo sgabello in legno, dal cuscino alle lenzuola fino ad arrivare anche al televisore. Le fiamme sono divampate in fretta e hanno raggiunto anche la plafoniera, che si è praticamente sciolta: i danni stimati ammontano a circa mille euro e la cella che ospitava il detenuto è ancora inagibile. Immediato l’intervento dei vigili del fuoco di Teramo, che hanno lavorato a lungo per spegnere il rogo e per bonificare la zona, mentre il personale di servizio ha proveduto ad evacuare l’intero piano e a spostare i 50 detenuti rinchiusi in quelle celle. Il bilancio dell’incendio è pesante: cinque agenti di polizia penitenziaria (e non sei come riferito in un prmo momento) tra cui un ispettore, ovvero la metà del personale in quel momento in servizio a Castrogno, è finito in ospedale per intossicazione. Hanno riportato prognosi che variano dalla settimana ai 10 giorni. Alcuni detenuti sono invece ricorsi alle cure del medico di guardia in carcere, mentre l’autore di questo gesto sconsiderato è rimasto illeso: si era infatti nascosto sotto la finestrella del bagni attiguo alla stanza, senza riportare alcun danno fisico. E’ stato trasferito in un’altra cella, in isolamento, e denunciato all’autorità giudiziaria. Per lui è stato emesso anche un ordine di espulsione dall’Italia. "In 32 anni di servizio – ha detto il comandante della Polizia penitenziaria di Castrogno Osvaldo Vaddinelli – non ho mai visto niente di simile: abbiamo lavorato tutta la notte, riuscendo a dormire solo due ore a testa. Un episodio del genere è accduto qualche anno fa a Sulmona, ma qui a Teramo è la prima volta che si verifica un fatto di tale gravità". Anche il vice comandante Igor De Amicis ha ricordato l’impegno profuso dagli agenti di polizia penitenziaria per far fronte all’emergenza che si era creata. "Stamattina però ci siamo resi conto di quanto gli altri detenuti fossero attenti e consapevoli del nostro lavoro: in molti mi hanno chiesto come stavano gli agenti che sono stati ricoverati in ospedale", ha dichiarato.

Il Sappe protesta: «Il costo per il personale diventa troppo alto». Sul grave episodio di intolleranza all’interno del carcere di Castrogno, è intervenuto il sindacato più rappresentativo degli agenti di polizia penitenziaria, il Sappe. Attraverso il suo segretario provinciale, Giuseppe Pallini, torna a ricordare come «la richiesta di maggiore attenzione verso la struttura circondariale teramana» da parte dell’amministrazione centrale degli istituti di pena sia ancora una volta caduta nel vuoto: «L’appello lanciato appena qualche giorno fa di non inviare più nella struttura teramana detenuti con patologie psichiatriche è ancora una volta attuale. Stavolta è stato sfiorato un bilancio peggiore – sostiene Pallini – e l’episodio in sè, con tutte le sue conseguenze, hanno dimostrato ancora una volta come il nostro personale svolga il proprio compito con serietà e impegno professionale, nonostante l’esiguo numero a fronte della popolazione carceraria. Ma il costo di questi sacrifici sta diventando troppo alto e non sempre si riesce a salvaguardare la propria incolumità e quella dei detenuti». Il Sappe auspica che l’eco attorno alla drammatica vicenda della scorsa notte «possa attirare anche l’attenzione di chi può e deve provvedere a tutte quelle azioni utili per garantire una maggior sicurezza all’interno della struttura detentiva teramana».