La magistratura svizzera: «I conti bancari sono di Curti e Di Pietro»

TERAMO – Nessuna sorpresa tra le carte della rogatoria internazionale chiesta dalla procura teramana a quella svizzera del Canton Ticino, per conoscere dettagli ed eventualmente svelare misteri sui conti correnti che potrebbero far risalire al cosiddetto crac Di Pietro, la bancarotta da 3 milioni di euro attraverso almeno quattro società del settore edile e movimento terra. E’ stato lo stesso procuratore pubblico Micocci a rispondere ai quesiti introdotti nello scorso mese di luglio dal primo pm che ha indagato sulla bancarotta della Dft, Greta Aloisi: i conti correnti accesi sulla banca Ubp di Lugano sono riconducibili a Maurizio Di Pietro, Guido Curti e alla moglie di questi, Loredana Cacciatore. Stessa cosa per la documentazione acquisita presso la Colombo Fiduciaria, la società che per conto degli imprenditori teramani ha curato le costituzioni di società all’estero. E’ la prima parte delle risposte alle domande fatte dalla procura teramana ma su questa strada ben difficilmente gli altri responsi si discosteranno molto. In sostanza, l’ufficialità delle carte legali e bancarie, in Svizzera, non fanno cenno al nome del commercialista teramano Carmine Tancredi, socio di studiio del Governatore Gianni Chiodi, che i due imprenditori Di Pietro e Curti hanno tirato in ballo negli interrogatori dinanzi al pubblico ministero. Nessuna sorpresa, dunque, considerato che la documentazione svizzera – che ufficialmente la Procura di Lugano ha spedito a quella di Teramo lo scorso 21 marzo ed è arrivata sul tavolo dei magistrati teramani il 23 – contiene quello che la difesa dei due indagati, tuttora detenuti, ha consegnato al pm Scordamaglia in allegato alla terza richiesta di remissione in libertà. Adesso l’indagine potrebbe dunque essere a punto morto. Di Pietro e Curti sono in carcere da due mesi esatti e il gip di Teramo, Marina Tommolini, ha rigettato per ben tre volte la richiesta di remissione in libertà avanzata dal loro legale, l’avvocato Cataldo Mariano.