TERAMO – Cinque persone agli arresti domiciliari, una indagata a piede libero, perquisizioni, sequestro di indumenti e coltelli. E’ il bilancio dell’operazione scattata questa mattina all’alba e coordinata dal pool antiterrorismo di Roma, che ha visto impegnate squadre composte da carabinieri dei Ros di Roma, del nucleo informativo carabinieri e del Digos di Teramo, contro il mondo dell’eversione e dei black bloc, in relazione agli incidenti nel "giorno dell’indignazione" a Roma, lo scorso 15 ottobre.
A Teramo la squadra che attaccò il blindato dei Cc. Dalle indagini emerge, video e foto alla mano, che il nucleo più facinoroso degli antagonisti impegnati nella guerriglia urbana contro poliziotti e militari dell’Arma, fu teramano: ai domiciliari da questa mattina sono finiti Davide Rosci, 30 anni, leader del gruppo Azione Antifascista e primo dei non eletti alle comunali 2009 nella lista di Rifondazione comunista; Marco Gentile (37), di Teramo, anche lui di Azione Antifascista; Marco Moscardelli (32), Cristian Quatraccioni (33), Mirco Tomassetti (30) tutti di Mosciano. C’è un altro teramano indagato ma libero, R.R. In comune hanno l’appartenenza alle frange estremiste della tifoseria calcistica delle rispettive squadre, il Teramo e il Mosciano. I cinque sono stati immortalati dalle centinaia di riprese video e fotografiche, tantissme delle quali ‘postate’ su Internet da privati cittadini e da molti degli stessi partecipanti agli scontri, quando conducono l’assalto al blindato dei carabinieri in Piazza San Giovanni. Davide Rosci in particolare, in felpa grigia con cappuccio, è ritratto (nella foto) mentre lancia pietre o altri oggetti all’indirizzo del blindato dell’Arma poi dato alle fiamme e successivamente del carabiniere che lascia il mezzo inseguito dai black bloc.
Erano stati individuati subito dopo gli scontri. Come ha spiegato il questore Amalia Di Ruocco questa mattina nel corso della conferenza congiunta della Digos e del Nucleo informativo del comando provinciale dei carabinieri di Teramo, l’attenzione sul nucleo teramano – già sotto monitoraggio perchè conosciuto per numerosi altri episodi in città e negli stadi – era stata rivolta già dalla serata del 15 ottobre e successivamente l’analisi dei video e delle fotografie aveva portato all’individuazione dei soggetti locali, con informative rimesse al pool antiterrorismo. Tra l’altro, sui muri di Roma, il gruppo teramano aveva anche ‘firmato’ la scorribanda, con la scritta "Antifa Teramo", dal nome del loro gruppo politico. Elemento che aveva fatto il paio con il riscontro effettuato la mattina del 15 ottobre, quando la partenza del gruppo teramano – circa una quarantina di persone – a bordo di un pullman, era stata seguita da personale della polizia e dei carabinieri in attività preventiva. Nel corso delle perquisizioni in casa degli arrestati gli investigatori hanno rinvenuto lo stesso abbigliamento indossato il giorno degli scontri, oltre a un machete, un tirapugni e alcuni coltelli, tutto materiale posto sotto sequestro.
Le misure cautelari. Nel resto d’Italia – Roma, Civitanova Marche, Padova e Cosenza – sono stati due gli altri provvedimenti di arresti domiciliari, sei gli obblighi di dimora e 9 le perquisizioni.
Le indagini. Sono state indirizzate nei confronti di persone accusate dei gravi episodi di devastazione, saccheggio e resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e coordinate dal pool antiterrorismo della Procura di Roma e sono state condotte in stretta collaborazione dal Ros e dalla Digos di Roma, che negli ultimi mesi sono riusciti a identificare i soggetti che si erano resi responsabili di gravi violenze, devastando numerosi istituti bancari, esercizi commerciali, Uffici del Ministero della Difesa, oltre ad avere incendiato numerose autovetture e il blindato dell’Arma.