La città ha salutato Antonio Tancredi. Il vescovo: «Raccoglieremo il testimone?»

TERAMO – Una grande folla, una folla di autorità sì, di tanti colletti bianchi, di tanti amministratori e politici ma anche di semplici teramani, quei cittadini che hanno voluto ringraziare quanto l’ex onorevole dc Antonio Tancredi ha fatto per il territorio e per lo sviluppo della città in cui vivono. Circa duemila persone hanno gremito la Cattedrale oggi pomeriggio, per stringersi attorno al politico vecchio stampo, a quell’uomo dal sorriso gentile ma determinato che per anni ha vestito i panni del pater di Teramo e della sua provincia. Un funerale di quelli che restano nella storia della città a segnare una pietra miliare anche di un’epoca politica: la scomparsa di Antonio Tancredi lascia un vuoto, che si spera possa essere colmato dalle nuove generazioni di politici primi fra tutti proprio quei figli che oggi hanno accompagnato quella bara verso l’ultimo passaggio per il ‘corso vecchio’. Una sperenza espressa anche dal vescovo di Teramo e Atri, monsignor Michele Seccia, nella sua omelia, davanti al sindaco Brucchi, al Governatore Chiodi, agli assessori regionali al completo, agli amministratori locali e a decine e decine di sindaci, al consiglio di amministrazione e ai dipendenti della Banca di Teramo di cui Tancredi era presidente, e davanti alla delegazione della banca di credito cooperativo di Strovolos di Cipro. «Ritrovarci qui, oggi, in cattedrale – ha detto il vescovo Seccia – con i tanti che hanno conosciuto Antonio nello svolgersi della sua vita,nella sua creatività, nel suo guardare, saper guardare anche lontanto, ma con il cuore, la mente e la volontà volti al territorio, ci dice che abbiamo bisogno ancora di persone del genere. Antonio ci lascia il testimone: lo raccoglieremo?». Il testimone non è solo quello della politica: «Prima ancora del testimone del fare, che certo non gli è mancato, il testimone dell’essere, dell’essere uomo, essere uomo capace di guardare dall’alto, capace anche di chiedere. Chiedere così come fece re Salomone, che si rivolse al Signore: ‘Se non mi mandi un segno, difficilmente potrò governare". Il suo insegnamento e la sua eredità possano essere ancora fecondi a Teramo e in Abruzzo». Uomo rivolto non all’interesse personale, ha aggiunto Seccia, ma all’interesse del territorio. Si è poi rivolto ai figli Paolo e Marco, e alla moglie Elisa: «Ciò che voi avete raccolto, avete visto, dal vostro genitore e coniuge, è ciò che vi deve restare nella memoria, è ciò che dovete trasmettere». Applauso scrosciante, la folla del Duomo lo ha tribuato all’onorevole, in due occasioni e sulle parole di ricordo del sindaco Maurizio Brucchi, del presidene delle Bcc italiane, Alessandro Azzi, e del rappresentante della banca cipriota. Brucchi, con voce rotta dall’emozione, ha preferito leggere il suo discorso rivolto direttamente all’onorevole, scegliendo di ricordarlo con «dolore ma anche con orgoglio, come ci ha insegnato lei». Brucchi ha parlato delle doti umane dell’onorevole Tancredi ma anche di ciò che ha realizzato per la città e per l’intero territorio abruzzese «con la giusta passione politica, lasciando alla città opere che ne hanno favorito lo sviluppo e che sono state un ponte che ha traghettato Teramo e l’Abruzzo verso il futuro». Il primo cittadino ha anche sottolineato il contributo di Tancredi alla politica, rappresentando anche un «pungolo per la nuova classe dirigente». Brucchi ha infine ricordato la passione per l’arte che ha da sempre caratterizzato l’attività di mecenate dell’onorevole Tancredi, passione che ha anche lasciato più di un segno in città, come il “giardino dei teramani illustri, che denota il rispetto per la storia e la tradizione di questa città”. Infine il sindaco si è rivolto alla moglie dell’onorevole, la signora Elisa e ai figli, Paolo e Marco, definendoli «amici, prima che colleghi» e ha concluso il suo discorso, dopo una pausa, dovuta alla commozione, con un semplice «grazie, la parola più bella tra quelle che si possano regalare nei rapporti umani».