TERAMO – Le loro condizioni di salute non sono compatibili con il regime carcerario. Per questo motivo gli imprenditori e soci Maurizio Di Pietro e Guido Curti, protagonisti dell’inchiesta sul crac milionario nel fallimento di una serie di aziende del settore del movimento terra, da questa sera sono agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Marina Tommolini che aveva disposto una perizia medica sui due dopo aver ricevuto segnalazioni dal carcere di Castrogno di un aggravarsi delle loro condizioni fisiche. I due imprenditori hanno lasciato il carcere nel tardo pomeriggio e da questa sera alle 20, dopo le formalità di rito, sono a casa: erano stati arrestati il 27 gennaio scorso con l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta. Dunque, dopo quattro mesi di detenzione in cella, e svariati ricorsi allo stesso gip Tommolini e al tribunale del riesame – addirittura quattro -, sempre respinti, adesso l’uscita dal carcere è arrivata senza sollecitazione dei ricorrente, ma dietro evidenza di uno stato fisico-psichico non compatibile con la permanenza in una cella di Castrogno.
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