Banca Tercas, l'incrocio di inchieste tra Roma e San Marino

TERAMO – Un intero consiglio di amministrazione (o quasi) coinvolto per gli affidamenti ‘interessati’ alle società del Gruppo Dimafin dell’immobiliarista Raffaele Di Mario, voci sulle imminenti ‘novità’ dell’indagine della magistratura e della Guardia di finanza milanesi sui rapporti con la Banca di San Marino: la Banca Tercas vive l’ennesima ribalta mediatica per fatti legati l’intreccio tra finanza e interessi. E di oggi l’argomento più caldo, riportato dai quotidiani locali dall’input che il giornalista Lusi ha pubblicato sull’Espresso: chi sono gli indagati per la bancarotta preferenziale sui cui indaga la procura romana? Sono dieci e nonostante il mistero e l’alone di riservatezza imposto a media e pubblico dal pedigree degli ‘avvisati’ di garanzia, la deduzione sarebbe stata fino a oggi logica trattandosi di componenti di quell’organismo che, dietro proposta di un direttore generale di una banca, è chiamato a ratificare l’operazione: il Consiglio di amministrazione. Ecco dunque che nel registro degli indagati la procura romana ha segnato i nomi di chi nel 2008 era in carica in seno al Cda Banca Tercas: il presidente Lino Nisii, il vicepresidente Claudio Di Gennaro, i consiglieri Antonio Forlini, Giuseppe Cingoli, Alfredo Rabbi, Enzo Formisani, Antonio De Dominicis, Fabrizio Sorbi, Roberto Carleo. A loro si aggiunge il nome del dirigente più famoso e discusso della storia bancaria di Teramo e dell’Abruzzo intero, quell’Antonio Di Matteo, avezzanese, che ha retto la direzione generale della banca più importante d’Abruzzo nel periodo di maggior fulgore e, forse adesso col senno di poi, e di più intensa spregiudicatezza. La Procura adesso sta presentando il conto e il recente ‘congelamento’ di 8,2 milioni di euro dei conti Banca Tercas stanno lì a porre una pietra miliare nella definizione dell’inchiesta.

LA BANCA DI SAN MARINO – Ma i guai per l’Istituto di credito teramano potrebbero non essere finiti qui. C’è sempre la spada di Damocle dell’inchiesta che la magistratura di Milano, attraverso le Fiamme gialle, sta portando avanti sulla Banca di San Marino e gli intrecci con la Smib, San Marino International Bank, dove figurano i nomi di teramani illustri, legati più o meno alla Tercas. La Smib è una piccola banca che nel 2007 è subentrata alla discussa Banca del Titano, dove sono stati ritrovati ingenti patrimoni di tantissimi italiani, teramani e abruzzesi compresi, che hanno individuato nel piccolo Stato una sorta di paradiso finanziario. Ebbene, appare singolare che, come più volte scritto, la Smib sia di proprietà al 20% della compagna dell’ex direttore generale Tercas, Di Matteo, Cinzia Ciampani, e al 60% del patron del network televisivo Europa Sette, Francescantonio Di Stefano, che è molto vicino alla Tercas e che lo stesso Di Matteo aveva presentato a Consorte (Unipol) quando si trattà di giocare la scalata ad Antonveneta. Vi è di più. Il presidente del Consiglio di amministrazione di Smib era Franco Iachini, imprenditore di Teramo molto legato all’avvocato Lino Nisii e allo stesso Di Matteo. Era perchè anche lui è stato… sollevato dall’incarico con la procedura di amministrazione straordinaria aviata dalla Banca Centrale di San Marino, che ha sciolto gli organi con funzione di amministrazione e controllo nello scorso mese di febbraio. Le dimissioni coattive sembrano essere dunque un comune denominatore in queste vicenda Tercas e Banca di San Marino.

IL COMMISSARIO TERCAS, RICCARDO SORA – Un altro filo comune lega poi la Banca Tercas e la realtà creditizia di San Marino. Il commissario inviato a Teramo da Bankitalia, Riccardo Sora, è stato commissario straordinario di Carim, la Cassa di Risparmio di Rimini, anch’essa coinvolta a stretto contatto con la Banca di San Marino. Un filo comune che potrebbe aiutare nella valutazione e nella risoluzione dei rapporti poco chiari tra gli istituti di credito, vista l’esperienza già vissuta da Sora a Rimini. Una lettura diversa ne hanno dato invece di recente i parlamentari dell’Idv, Elio Lannutti e Alfonso Mascitelli che hanno scritto a Monti, sospettando che la nomina a commissario della Banca Tercas possa significare un tentativo di «occultare i collegamenti della Tercas con la Repubblica di San Marino e i fiumi di denaro teramano che prendevano direzioni diverse da quelle del territorio di riferimento».