Gli uffici del tribunale finiranno allo Stadio?

TERAMO – C’è una ipotesi suggestiva per dare una sistemazione agli uffici del tribunale di Teramo, a corto di spazi già di per sè, e alle prese con problematiche logistiche in caso di conferma degli accorpamenti al capoluogo delle sezioni distaccate di Giulianova e Atri: i locali all’interno dello stadio comunale di Piano d’Accio. E’ più di una ipotesi, in verità, che sarebbe presa in considerazione da tempo, ma le cui valutazione e approfondimento verrebbero accelerate dopo il decreto Monti sulla cosiddetta "spending review", che impone la soppressione dei due tribunali del teramano. Aule di giustizia, uffici di giudici di pace e personale di cancelleria e giudiziario, archivi: questo è lo spazio necessario e dunque lo sviluppo utile si aggira su centinaia e centinai di metri quadrati. Ecco che lo stadio, con volumetrie ampie e ancora da circoscrivere a seconda delle necessità, farebbe al caso. Le alternative sarebbero almeno due: l’ex area Rabbi, dove di recente ha aperto l’attività anche un supermercato, e i locali della struttura Inail in via Oberdan. In entrambi questi due casi, però, gli stalli di sosta sarebbero insufficienti per la domanda.

Polemiche e preoccupazioni sugli accorpamenti. L’obbligo di accorpare o, meglio, di sopprimere le sezioni periferiche rientrava anche nel piano di razionalizzazione degli uffici giudiziari di cui si parlava a inizio anno, ma stavolta la scelta sembra inevitabile. E già monta la protesta, soprattutto degli avvocati. Favorevoli sarebbero la parte dirigente del tribunale, con il presidente Spinosa in testa, e parte del personale. I legali hanno avviato una raccolta di firme contro la soppressione, che sta trovando grande adesione. Lunedì al tribunale di Teramo ci sarà anche la riunione della Camera penale e non è escluso che si decida per una forma di protesta più forte, passando per la richiesta di una assemblea straordinaria del consiglio dell’Ordine degli avvocati, fino all’astensione dalle udienze. Giulianova, dicono gli avvocati, è tribunale che serve una vasta area della provincia, dove già nel tempo ha subito una decremento dell’organico giudicante, che soffre rinvii delle cause a un anno e mezzo, che soprattutto ha il carico di lavoro più importante dopo e molto vicino a quello di Teramo, tra i primi 30 presìdi giudiziari in Italia. E i locali sono a costo zero. Dunque, da un lato la preoccupazione per la soppressione di una realtà molto importante, dall’altro quella per le difficoltà logistiche che per forze tutti gli attori che lavorano in un foro subiranno dall’eventuale trasferimento a Teramo.

Il sindaco Mastromauro chiede l’intervento dei politici. Se gli avvocati chiedono un intervento e una presa di posizione dei loro colleghi che rivestono cariche amministrative, il primo a raccogliere la sollecitazione è il sindaco di Giulianova, che di professione fa l’avvocato. Francesco Mastromauro che di professione fa il legale, interviene sulla paventata chiusura e si rivolge ai parlamentari teramani. Per il sindaco la battaglia non è una difesa campanilistica, né una campagna propagandistica: “Non lo è nella maniera più assoluta perché – spiega – nella sezione distaccata di Giulianova si lavorano, nel settore civile, circa 2.000 cause all’anno, 500 sentenze, sono 2.500 le cause pendenti e 24 le udienze ch si svolgono in un mese; e il settore penale non è da meno: 1.000 i procedimenti all’anno, 900 le sentenze e 35 le udienze mensili. La sua soppressione non solo non comporterebbe risparmi significativi, ma addirittura violerebbe i principi di efficienza, economicità ed efficacia creando pertanto un forte disservizio alla macchina giudiziaria e dunque ai cittadini. Quindi – conclude il sindaco – invito i parlamentari teramani ad adoperarsi al massimo per trovare possibili soluzioni e scongiurare la soppressione di quelle sedi che, come Giulianova, presentano forti carichi di lavoro evidenziando la loro importanza sul territorio. E chiediamo la loro disponibilità a partecipare ad una assemblea pubblica sul punto, unitamente agli organi rappresentativi della classe forense».