La casetta sul lungofiume diventa un caso politico

TERAMO – La vicenda della “casetta” sul lungofiume diventa un caso politico. Dopo le polemiche sollevate dai cittadini, anche il Consigliere del Pd e presidente della Commissione comunale di vigilanza Manola Di Pasquale interviene sulla questione sollevata da Emmelle.it. «Con stupore – afferma Di Pasquale – si legge in questi giorni che un bene comunale e, quindi della collettività, veniva assegnato ad un privato pare con una semplice determina dirigenziale  per attività private, permettendone l’utilizzo anche ad assessori comunali,  senza che si sia  riusciti a comprendere quali criteri siano stati all’epoca utilizzati per l’ individuazione dell’assegnatario. Oggi l’assessore Di Stefano e l’amministrazione comunale, pensano di regolarizzare la situazione di anomalia facendo costituire al privato un’associazione e quindi attribuendogli con atto di giunta  la struttura immobiliare». Secondo il consigliere «l’amministrazione comunale di Teramo dimentica che i beni comunali sono della collettività, e se si pensa di attribuire tali beni  ad un’associazione, comitato o privato anche in forma gratuita , deve essere fatto con bando pubblico: tutti devono poter essere messi nelle condizioni di concorrere». Il consigliere ricorda che ci sono tante associazioni e comitati presenti in città che cercano una sede e che «non si può concedere un bene della collettività su mera richiesta ad un conoscente o ad un’associazione amica, se il Comune ha intenzione di dare in uso la “casetta” bisogna indire un bando con criteri di selezione chiari e trasparenti, permettendo a tutti di poter partecipare, è meritorio che un privato si sia occupato di un bene del Comune togliendolo dall’incuria e dall’occupazione abusiva di tossicodipendenti ma questa è un’altra storia».