Casetta sul lungofiume: «Attività di pubblico interesse, il bando non serve»

TERAMO – L’assessore al Patrimonio Rudy Di Stefano respinge le accuse sulla “casetta del lungofiume” sollevate dal consigliere del Pd, Manola Di Pasquale, intervenuta ieri per sottolineare stupore per quanto accaduto e per sollecitare l’opportunità di affidare gli immobili del Comune attraverso una procedura di evidenza pubblica. “Sono io che mi dichiaro stupito dalle strumentalizzazioni del Pd e dalla scarsa dimestichezza che il consigliere dimostra sui criteri di assegnazione dei locali alle associazioni – ha dichiarato Di Stefano-. La Di Pasquale dovrebbe essere a conoscenza che il Comune destina i locali in base a una delibera precisa (la n. 40 del 2003, “Giunta Sperandio”) che prevede solo per i locali ad uso commerciale la necessità di un bando pubblico. Per tutte le altre tipologie, la delibera introduce invece solo criteri di territorialità e interesse pubblico, e senza ombra di dubbio la rimessa per gli attrezzi concessa ai privati rientra in questa fattispecie. Pertanto, non appena le persone che hanno gestito finora la casetta e mantenuto quell’area verde del parco si costituiranno in associazione, valuteremo in base a questi criteri l’affidamento. Voglio comunque precisare che le riunioni fatte nella casetta, come tante ne fanno gli amministratori quando incontrano i cittadini per raccogliere suggerimenti e istante per il territorio, rientrano nella normale attività politica. Non si tratta di cene o feste private. Fare politica non consiste solo nel prendere parte ai Consigli comunali o diffondere un comunicato. Fare politica significa stare in mezzo alle persone, raccoglierne preoccupazioni e a volte polemiche, se poi questo avviene mangiando un panino insieme non vedo cosa ci sia di male. Il Pd sta cogliendo l’ennesima occasione per fare una sterile polemica in cui, al di là di queste puntualizzazioni, non voglio entrare”.