È morto il giovane detenuto che tentò il suicidio in cella

 

TERAMO – aveva tentato di uccidersi quando era in cella, detenuto nel carcere di Castrogno dove era statotrasferito qualche tempo dopo il suo arresto per l’omicidio della madre, per la sua patologia psichiatrica. A Teramo c’è infatti il reparto per l’assistenza specifica a questi detenuti: fu salvato dall’arrivo degli agenti di polizia penitenziaria Ma le ferite riportate erano gravi. Dapprima il ricovero a Teramo poi un trasferimento a Villa Pini per le cure specialistiche. Era il 14 febbraio: ieri, dopo quasi sei mesi da quel drammatico gesto, Valentino Di Nunzio, 28 anni di Manoppello, è morto. Ne ha dato notizia il suo legale, l’avvocato Isidoro Malandra allora sollevò il caso di malagiustizia: il giovane aveva bisogno di un ricovero in ospedale invece che di stare in cella, ma nessuno lo ascoltò e Di Nunzio quel rischio suicidio che aveva già manifestato, lo rese drammaticamente reale? L’ultima richiesta di ricovero in ospedale prima del tentativo di suicidio risaliva al 12 dicembre scorso ed era stata respinta dal Gip di Pescara, e conteneva anche la richiesta di perizia per accertare la pericolosità del detenuto. "La certezza con cui il PM ed il GIP, hanno ritenuto non sussistere alcun problema in merito alla capacità di intendere e di volere del Di Nunzio e l’evidente mancata comprensione della gravità della patologia da cui il Di Nunzio è affetto, hanno condotto a questo dolorosissimo esito – disse il suo legale.". "Il grave errore di valutazione ha inoltre indotto il PM a chiedere il giudizio immediato, a chiedere cioè che il processo si svolga senza ulteriori indagini e saltando l’udienza preliminare, con ciò impedendo alla difesa di poter richiedere integrazioni probatorie in fase di indagini e soprattutto di insistere sulla richiesta di perizia psichiatrica". Parole che oggi suonano come una grande accusa di responsabilità.