Il rettore annuncia ufficialmente: «Non mi dimetto»

TERAMO – Dimissioni? Neanche a parlarne. E’ chiaro il messaggio che il rettore dell’Ateneo teramano Rita Tranquilli Leali ha inviato, in una lettera ufficiale, al senato accademico e al Cda dell’Ateneo. Il rettore resta al suo posto, senza considerare la sfiducia politica che è stata confermata da tutti gli organi universitari e che è arrivata anche dalle rappresentanza studentesche e dal mondo politico. Secondo il rettore, infatti la legge sarebbe dalla sua parte e le consentirebbe di restare in carica per traghettare l’Ateneo fino alla nuova governance, gestendo quindi questo delicato momento di passaggio in cui l’Università si sta adeguando alle nuove norme imposte dalla legge Gelmini. Diametralmente opposta l’interpretazione del senato accademico, secondo cui il rettore dovrà andare in pensione entro il 31 ottobre, al compimento del 70° anno d’età. Il rettore, nel documento, cita  la legge Gelmini,  il vecchio statuto dell’Ateneo, ancora in vigore, e la legge del 7 agosto 2012, n.134. «E’ preciso dovere istituzionale al quale non posso né debbo sottrarmi», afferma il rettore riferendosi appunto alla necessità di gestire il momento di transizione dell’Università fino alla nomina dei nuovi organismi. Un’interpretazione che dovrà adesso essere confermata dal Miur, a cui la Tranquilli Leali ha chiesto un parere legale.  «Non ho alcuna difficoltà – precisa il rettore – una volta terminato il processo di transizione e nel pieno funzionamento dei nuovi organi collegiali, a concludere il mio mandato, prima della sua naturale scadenza». Il rettore risponde quindi in maniera negativa alla richiesta di dimissioni e di indizioni di nuove elezioni ma glissa sulla parte relativa alla sfiducia politica, rimandando la questione ad un «confronto con la presenza dei colleghi senatori, che hanno condiviso le scelte adottate sempre all’esito di un dibattito ampio come proprio l’approvazione del nuovo Statuto eloquentemente testimonia».  Infine l’augurio a superare le tensioni: «Il mio auspicio – conclude il rettore – è che l’accaduto possa essere ricordato, e presto superato, alla stregua di un’incomprensione, determinata forse dalla eccessiva tensione creata dalla attuale situazione dell’Università italiana, certo difficile a livello generale e nazionale. Altro augurio che mi sento di formulare è che la Comunità dell’Ateneo tutta, ciascuno con le sue responsabilità e competenze, sappia affrontare con la massima coesione e serenità possibile il delicato passaggio alla nuova governance. Senza  il concorso ed il contributo di tutti, a riceverne un danno sarà solo il nostro Ateneo». Adesso la parola passa al Senato accademico, che dovrà essere riconvocato a breve. Il timore degli studenti è però che questo muro contro muro comporti la totale paralisi dell’attività amministrativa dell’Ateneo, facendo passare in secondo piano anche i piccoli grandi problemi quotidiani vissuti dagli universitari.