Chiodi esalta il suo Abruzzo virtuoso

TERAMO – L’Abruzzo modello di riferimento, parametro-base per la definizione di quale stipendio debba riscuotere un consigliere regionale. La puntata di "Porta a porta" ha celebrato un ruolo che la nostra regione non aveva da tempo: apparato virtuoso e non più canaglia. Ci ha pensato il Governatore, Gianni Chiodi, nei brevi interventi concessi dal conduttore Bruno Vespa, a rimarcare ciò che l’Abruzzo ha raggiunto. Come il primato nell’aver tagliato per primo il numero dei deputati regionali e soprattutto i loro costi. Quegli zeri nella tabella nazionale esposta da Vespa hanno strappato perfino al conduttore un «da abruzzese ne sono orgoglioso». In studio con i colleghi di Toscana, Enrico Rossi, e del Lazio, Renata Polverini, Chiodi ha reso chiari i concetti di etica della politica, di come vada interpretato il sistema delle regioni, la necessità di garantire una sanità sostenibile. Sul sistema delle regioni e la modifica del titolo V della Costituzione, Chiodi ha sostenuto che i governatori non devono «difendere nulla: non dobbiamo comparire – ha detto il Governatore in trasmissione – come coloro che vogliono difendere il sistema regioni; noi abbiamo un sistema statale, istituzionale, ministeriale, regionale, provinciale che sono stati fondati per anni su due cose: sulla spesa pubblica da usare per alimentare il consenso, facendo credere che era possibile dare tutto a tutti – e questo non era possibile -; secondo, sul professionismo della politica: in politica bisogna portare professionalità, non professionismo. Questo è un sistema che ha determinato inevitabilmente le conseguenze che stiamo vivendo oggi». E dunque il discorso è scivolato sull’etica in politica, alla luce di tutti gli scandali che stanno coinvolgendo amministratori di tutti i colori politici: «Che i politici vadano dai delinquenti agli statisti – ha detto Chiodio polemizzando con il giornalista Feltri che definiva i consgieri regionali ladri – questo è un dato di fatto, ma credo non sia l’unica attività umana dove ciò accada. Come si può spingere ad avere un atteggiamento maggiormente etico? La prima cosa da fare è il controllo sociale: è molto più controllato chi viene visto tutti i giorni ed è vicino alle comunità che amministra e che governa, come ad esempio i sindaci… Le Regioni si controllano molto di più di quanto controlliamo lo Stato e le attività dell’Unione Europea». Quanto alla sanità, per cui a dire di Rossi si prevede un futuro nero a causa dei tagli di quasi 700 milioni di euro che si ripercuoterà sui servizi ai cittadini, Chiodi ha raccomandato di non credere che questi saranno peggiori: «Dobbiamo invece rendere il sistema sanitario sostenibile, altrimenti rischieremo veramente di perdere il principio universalistico». Il modello delle Regioni, dunque, vacilla: «E’ inutile condannare un sistema che è quello rergionalistico su cui avevamo puntato, semplicemente perchè ci siamo accorti di aver preso un cavallo a dondolo e ci siamo meravigliati che non andasse da nessuna parte: non avendo fatto il federalismo fiscale e il senato federale era quasi inevitabile che le cose andassero così; perchè le Regioni non sono più responsabili oltre che della spesa anche della tassazione». Il tema delle riforme, per Chiodi è basilare: «Il problema è stato di non aver compiuto un percorso iniziato, utile per il paese, che avrebbe fatto emergere anche le differenze tra classi dirigenti: se prendiamo ad esempio regioni che hanno classi dirigenti che portano ad aumentare le tasse ed altri che portano a diminuirle, dando gli stessi servizi: sarebbe anche questo un modo educativo per l’elettorato. Bene: è importante non buttarlo a mare e non avere rigurgiti statalistici, perchè tra dieci anni ci lamenteremo del contrario. Il problema – ha concluso Chiodi – è che se non portiamo a termine una delle riforme come l’abbiamo pensata, non possiamo lamentarci che quella riforma non ha funzionato».