TERAMO – «Il sequestro del laboratorio non impedisce in alcun modo le normali attività del Centro di Fisiopatologia, che continua, con il personale medico e infermieristico e con tutte le attrezzature, la normale erogazione di servizi (attività diagnostiche, dalle visite agli esami, necessarie per l’inquadramento della coppia)». La Asl di Teramo interviene a rassicurare la popolazione all’indomani del sequestro, da parte della Procura teramana, del laboratorio di fecondazione assistita, che avrebbe svolto attività finora anche in mancanza di autorizzazioni. «E’ chiaro – prosegue la nota della Asl di Teramo – che nessuna disfunzione qualitativa e nessuna sospensione di assistenza è stata determinata dall’atto giudiziario di ieri. Rassicuriamo la cittadinanza che le attività tutte dell’Ospedale Mazzini di Teramo sono e restano assicurate e sono e restano all’altezza delle richieste e soprattutto degli standard assistenziali necessari per un presidio sanitario importante come quello del capoluogo». Fin qui la nota ufficiale dell’azienda, che tende comunque a riportare un pò di serenità nell’ambiente sanitario e dell’opinione pubblica, dopo il tam tam seguito alla notizia dei sigilli giudiziari, con la contestuale iscrizione nel registro degli indagati di cinque persone, dal manager Varrassi allo stesso responsabile dell’unità operativa semplice Francesco Ciarrocchi. Sulla vicenda è intervenuto anche il Tribunale per i diritti del malato. I dirigenti teramani chiedono alla Asl, dopo aver espresso stupore per l’accaduto e chiesto «come mai simili delicate e complesse attività possano svolgersi nell’inosservanza di disposizini di legge», di fornire subito garanzie ed assicurazioni alla cittadinanza. In particolare, il Tribunale del malato, ne vorrebbe sulla «effettuazione di regolari ed efficienti controlli e ispezioni, che vengano rispettate le linee guida di legge nelle procedure e tecniche di procreazine assistita», ma soprattutto che le eventuali sanzioni pecuniarie previste per le inadempienze siano messa a carico non della collettività e dei servizi Asl ma dei responsabili dell’accaduto.
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