Un nuovo modello di gestione dell'acqua pubblica

TERAMO – Un nuovo modello di gestione dell’acqua pubblica, una proposta di legge regionale alternativa, per non ‘tradire’ la volontà popolare espressa con il referendum del giugno di un anno fa quando 600miia cittadini abruzzessi si espressero sulla necessità dell’acqua con bene comune non economico, poichè essenziale e insostituibile. E’ quella che presenterà il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua, a Teramo, mercoledì 12 dicembre (ore 17:30, presso il Centro di Documentazione Ambientale WWF “La Gramigna”, in via De Vincentiis)per spiegare come "la Regione stia procedendo con l’iter di approvazione della proposta di regolamento di esecuzione di una legge, il decreto Ronchi abrogato dal referendum ma rinnegato dalla sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso". «Oltre questo, la particolare situazione gestionale che sta attraversando l’Abruzzo, tra disservizi, scandali e recupero crediti forzosi, richiede un cambiamento verso una gestione diversa, realmente pubblica e partecipata del bene comune acqua». Il Forum organizzerà una serie di appuntamenti di presentazione e di confronto in tutto il territorio abruzzese, per analizzare l’attuale situazione legislativa e gestionale della Regione Abruzzo del servizio idrico integrato e per rilanciare l’iniziativa territoriale verso l’obiettivo della piena ripubblicizzazione del servizio. Tra i punti della proposta di legge regionale del Forum Abruzzese, sono evidenziati il riconoscimento dell’acqua come bene comune non economico, da gestire pertanto con finalità sociali ed ambientali, senza scopi di lucro; la trasformazione delle attuali Società per Azioni in Consorzi di Servizi Sociali o in Aziende Speciali, di cui saranno protagonisti i Comuni, per garantire la gestione dell’intero ciclo con criteri di efficacia, trasparenza, equità sociale e solidarietà; la ridefinizione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) in base ai bacini idrografici presenti nel nostro territorio; il diritto di ciascun individuo al quantitativo minimo vitale giornaliero, fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in 50 litri al giorno per persona, grazie all’istituzione di un fondo regionale per il diritto all’acqua.