Moffa: «No alla svendita del Rettorato»

TERAMO – A poche ore dal suo insediamento il neo rettore dell’Ateneo teramano Luciano D’Amico, che ha ottenuto consensi bipartisan, sia dal mondo politico che nell’ambiente universitario,  deve fare i conti con una sorta di “opposizione interna”, rappresentata dal professor Claudio Moffa, esponente anche del movimento “Cresciteramo”, che polemizza sul progetto di vendita del Rettorato di viale Crucioli.  Secondo Moffa quella di D’Amico è stata «un’ elezione blindata», che «ha impedito il libero confronto tra più concorrenti». Moffa parla anche di «vittoria dimezzata: solo il 62 per cento degli aventi diritto al voto dalla sua parte, e il 25 per cento di astenuti». Il professore universitario si chiede dunque cosa ci sia dietro a questa situazione, «sicuramente le invidie, ad esempio di qualche Preside silenzioso e pavido corridoista», sostiene «ma anche il pre-programmato sì del Rettore alla svendita del Rettorato di viale Crucioli, una vicenda oscura, che non può non suscitare molte perplessità e su cui occorrerebbe un’indagine seria». Moffa lancia il sospetto infatti che dietro questa vendita ci sia il pericolo di speculazioni da parte di qualche imprenditore locale, e che sull’edificio si sia abbattuta una serie di “maldicenze”, come la sottolineatura del suo stato fatiscente, «tese a diminuirne il prezzo di vendita», sostiene il professore, che riporta anche dei “rumors” cittadini che vorrebbero degli imprenditori edili interessati a realizzare un albergo al posto del Rettorato. Da qui Moffa lancia un’idea: «Perché allora non ci facciamo una Casa dello studente?».  «Come pendant di questa opzione assurda – puntualizza Moffa – D’Amico ha promesso nel dicembre scorso che le Facoltà umanistiche di Colleparco dovranno essere prima o poi trasferite nel tessuto urbano, nello stesso tempo fantasticando di una nuova città giorno e notte su a Colleparco, biblioteche aperte fino a mezzanotte, dibattiti, concerti e chi più ne ha più ne metta. Con quali soldi D’Amico pensa di realizzare questo progetto  visto che il motivo addotto per la cessione del rettorato a un gruppo di imprenditori privati, sarebbe l’irreparabile crisi di bilancio dell’Università? La trasparenza sul business è d’obbligo, tanto più che l’ avveniristica Colleparco City finirebbe per desertificare ancora di più il centro cittadino, danneggiando i suoi abitanti, la sua vivibilità, i suoi negozi, in perfetta continuità con la politica di delocalizzazione selvaggia dell’Università di Teramo avviata negli anni Novanta dall’allora Rettore».