Parolisi vuole il processo d'appello con il pubblico

TERAMO – Salvatore Parolisi, condannato all’ergastolo lo scorso 26 ottobre per aver ucciso la moglie Melania Rea, ricorre in appello e chiederà un processo pubblico. Lo hanno annunciato questa mattina i suoi legali, Nicodemo Gentile e Valter Biscotti, a Teramo per depositare il ricorso ai giudici di secondo grado contro la sentenza di condanna emessa dal gup Marina Tommolini. Duecentosessanta pagine e 12 motivi di appello attorno ai quali la difesa dell’ex caporalmaggiore ricostruisce «in un atto che rivisita in modo analitico e completo tutto quello che è successo dal 24 giugno 2011 al 26 ottobre scorso tutti i passaggi dell’indagine di una vicenda in cui ci sono due punti fermi: uno che purtroppo Melania è morta, l’altro che l’assassino è Salvatore. Attorno a questo è tutto un magma continuo, sono cambiati quattro moventi e quattro ricortruzioni diverse: oggi qui – hanno affermato Gentile e Biscotti – dove esserci la procura di Teramo. Perchè per la prima volta in Italia un giudice dice all’accusa: ‘Hai sbagliato il movente, hai ricostruuto male il delitto, ma te lo condanno io l’imputato’. Questo è il rovescio del processo penale. Qui oggi doveva esserci il pubblico ministero e questo ci dispiace». La difesa dell’ergastolano di origini campane, militare nella caserma di Ascoli Piceno, critica ancora fortemente la sentenza del giudice Tommolini, definendola “sentenza-bonsai" ma soprattutto "una sentenza scritta con i piedi e lasciando molte impronte". Secondo Gentile e Biscotti, infatti, «il giudice Tommolini non prende in considerazione molti elementi tra i quali la prova scientifica. E’ come se in una partita di calcio – sostiene l’avvocato Gentile – a un certo punto l’arbitro annulla a una squadra un gol valido, a noi i risultati della prova scientifica che lei stessa aveva detto essere fondamentale, e alla fine concede un rigore inesistente alla squadra avversaria…!». «E non solo – aggiunge l’avvocato Biscotti -, la squadra vversaria lo sbaglia e l’arbitro lo segna…!». «Abbiamo assistito a un processo giusto nella forma – ribadiscono i due legali di Parolisi – ma non merito perchè è stato violato uno dei principi fondamentali che è il ragionevole dubbio». Salvatore Parolisi chiederà il processo pubblico: «Si perchè uello che fino ad oggi ha detto in piena collaborazione è stato usato contro di lui: Salvatore – dicono i suoi avvocati – a seguito di questa condanna vuole ancora di più combattere, per smentire tanti aspetti e situazioni sono stati forzati e addirittura non considerati e snobbati. Vorrà che il processo sia aperto al pubblico, perchè si possa rendere conto da sè della situazione». Il ricorso adesso viaggia verso la Corte d’Appello dell’Aquila che molto probabilmente dovrà fissarlo per il mese di ottobre: «Ogni paragrafo di questa sentenza – concludono Gentile e Biscotti – è stato analizzato, sviscerato, commentato e argomentato sulla base della giurisprudenza dominante su tutti gli aspetti toccati dalla sentenza e dunque l’impianto di condanna è stato demolito sotto l’aseptto tecnico-giuridico».