25 Aprile, Brucchi: "Ritrovare le ragioni dell'unità per tenere insieme la democrazia"

TERAMO – Le Celebrazioni del 68° anniversario della Liberazione d’Italia dal nazi-fascismo sono iniziate, come da programma, alle 10  con l’omaggio al Monumento ai Caduti della Resistenza in Largo Madonna delle Grazie e con la cerimonia dell’Alzabandiera, accompagnata dalle note dell’Inno Nazionale. Presenti Autorità civili e militari, Associazioni Combattentistiche e D’Arma, Sindaci e rappresentanti dei Comuni, Partigiani e numerosi cittadini che hanno risposto alle solennità allestite da Comune, Provincia e comitato provinciale dell’Anpi (Associazione nazionale Partigiani d’Italia). Il corteo è poi partito alla volta di Viale Mazzini,  con in testa i Gonfaloni Istituzionali, attraversando le vie del centro storico cittadino. Alle 11, al Monumento ai Caduti di tutte le Guerre, sono intervenuti per i discorsi ufficiali della Festa della Liberazione, il Prefetto di Teramo Valter Crudo, il Sindaco di Teramo Maurizio Brucchi e il Presidente Provinciale dell’Anpi, il senatore Antonio Franchi. Subito dopo è stata deposta una corona d’alloro al Monumento. Il sindaco ha colto l’occasione per rilanciare un messaggio di speranza e fiducia nelle risorse d’intelligenza di cui il Paese dispone e ha salutato con gratitudine la disponibilità del presidente Giorgio Napolitano, “primo partigiano d’Italia”, al rinnovo del suo mandato. Il primo cittadino ha ripercorso nel suo discorso quei valori che “dal 1945 ad oggi si sostanziano in una volontà di ripresa che da sempre accompagna il nostro Paese e che fa leva sul senso di responsabilità  e su quelle ragioni dell’Unità che oggi più che mai è necessario ritrovare”. “Oggi– ha detto il sindaco Brucchi – possiamo tornare a fare come 68 anni fa, vivere il contingente con lo stesso atteggiamento e fare della rievocazione non una operazione di puro idealismo ma un atto per mezzo del quale mettere a fuoco ragioni, prospettive, punti di forza”. Ritengo che ora sia giunto il momento di tornare a parlare, a confrontarsi; è indispensabile tornare a condurre l’opinione pubblica verso la fiducia nei propri rappresentanti; è improcrastinabile recuperare il valore formale e sostanziale delle istituzioni, che sono non un apparato esterno al corpo sociale e mal digeribile ma invece ne costituiscono l’ossatura, l’impalcatura che tutto lo sostiene. La democrazia – ha concluso il sindaco – è lavoro, famiglia, libertà; è diritto di pensiero e di credo religioso, è diritto all’affermazione professionale e personale. La democrazia è l’anelito alla libertà e all’unità. In una giornata come l’odierna, bisogna tornare a dire che tutti dobbiamo impegnarci a tenere salda, giorno dopo giorno, la democrazia”.

Il testo dell’intervento del sindaco Brucchi

 Le celebrazioni sono proseguite nella Villa Comunale intitolata a Stefano Bandini” dove sono stati commemorati quattro teramani:

ALBERTO PEPE – Ufficiale di artiglieria teramano, l’8 Settembre del 1943, si rifiutò di continuare a combattere al fianco dei Tedeschi. Fatto prigioniero, fu deportato in Germania e visse due anni di detenzione nei campi di concentramento. Rifiutò l’adesione alla Repubblica di Salò e fu perseguitato duramente. A seguito di una decimazione per rappresaglia, per difendere gli altri detenuti, non esitò a sacrificare la sua vita. Il 4 aprile 1943 morì nel campo di punizione di Unterluss, nei pressi di Amburgo. MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE.

MARIO CAPUANI – Medico azionista, dopo l’ 8 Settembre del 1943, fu attivo nell’organizzazione del movimento democratico  e antifascista teramano. Nel suo ambulatorio medico, in Via Delfico a Teramo, riunì le figure di spicco dei partiti sciolti dal regime fascista. Unitamente al Capitano dell’Arma dei Carabinieri Ettore Bianco, ad Armando Ammazzalorso, a Felice Rodomonti e al Capitano d’artiglieria Mario Lorenzini, indicò il luogo di concentramento delle forze partigiane in località Ceppo di Bosco Martese. Fece da spola tra Teramo e Bosco Martese, in posizione di avvistamento delle truppe naziste che arrivarono il 25 settembre 1943.A seguito dell’eroica Battaglia di Bosco Martese tra partigiani e nazisti fu prelevato il 27 settembre 1943 dalla propria abitazione a Torricella Sicura (TE) e ucciso in località Ceppo. MEDAGLIA D’ORO ALLA MEMORIA PER MERITI PARTIGIANI.

ROMOLO DI GIOVANNATONIO – Attivo nelle organizzazioni sindacali e politiche, fu prescelto dal centro esteri del PCI per fronteggiare il radicamento fascista  nel centro Italia.Arrestato a Genova mentre passava il confine, fu processato dal Tribunale Speciale Fascista e condannato alla reclusione. Di Giovannantonio visse l’asprezza della carcerazione fascista, subendo violenze e privazioni con grande dignità. Gli fu persino negata l’iniezione di insulina necessaria per la sua sopravvivenza fisica. Morì nel carcere giudiziario di Pianosa di Puglia, nel 1942, all’ età di 43 anni.

BERARDO D’ANTONIO – Militante antifascista, venne arrestato assieme ad Alfredo Zaccaria e Berardo Taddei nei pressi di Torricella Sicura (TE) mentre distribuiva volantini contro il regime dittatoriale. Detenuti nel Carcere di Sant’Agostino di Teramo, furono poi trasferiti a Roma nel Carcere di Regina Coeli. Nelle aule del Palazzo di Giustizia di Roma, i tre giovani assistettero alla pesante condanna del Tribunale Speciale per le attività ostili al regime fascista, da loro intraprese. D’Antonio, dopo un anno di carcerazione, fu liberato e tornò a Teramo, gravemente malato di tisi, infezione contratta nell’Istituto di pena. Dopo un mese, nel 1929, all’età di 20 anni morì.