Rosci da oggi comincia lo sciopero della fame

TERAMO – Arriva dal carcere di Viterbo, dove è detenuto dopo il trasferimento da quello di Rieti e di Teramo prima, la notizia della nuova iniziativa di Davde Rosci, il giovane teramano condannato nel gennaio scorso a sei anni per aver partecipato all’assalto al blindato dei carabinieri nel corso degli scontri a Roma nell’ottobre di due anni fa. Rosci ha deciso infatti di impegnarsi nella battaglia per ottenere condizioni migliori di vita nelle carceri italiane. Lo iniziando da questa mattina uno sciopero della fame con altrri detenuti dello stesso penitenziario, in concomitanza con la manifestazione che sabato a Parma riunirà tutti gli attivisti che si battono a difesa dei diritti umani. Lo sciopero della fame è «una forma estrema – scrive Rosci dal carcere -, ma siamo consapevoli che solo con la lotta da dentro e fuori queste mura si possano ottenere cambiamenti. Quello che avviene in questi luoghi è sconosciuto ai più e solo chi è costretto a vivere determinati abusi può testimoniare quanto sia aberrante il trattamento che questo Stato riserva a chi ha sbagliato. L’obiettivo della rieducazione e del reinserimento è sempre più lontano visto che l’ultimo scopo che viene raggiunto attraverso la detenzione è l’annientamento fisico e psicologico della persona. In uno stato di diritto non è più tollerabile accettare usi e costumi che hanno più volte fatto condannare l’Italia per lo stato in cui versano le carceri». «Un primo passo per far sì che le carceri diventino luoghi adatti più agli uomini che alle bestie è quello di opporsi e mobilitarsi – scrive ancora Davide Rosci -. Spesso i mass media hanno affrontato la questione, ma troppe volte ci si è voluti coprire gli occhi e tappare le orecchie. Si è parlato di celle inadeguate (7mq per due persone), di strutture fatiscienti, di speculazione sul prezzo dei beni che possono essere acquistati all’interno, dell’impossibilità di dare ad una famiglia l’intimità necessaria per continuare un rapporto nel limite del possibile normale e di molte altre ingiustizie che questo sistema ha partorito, ma mai nessuno si è adoperato con serietà per cambiare questo stato di cose. Vogliamo quindi portare fuori questa lotta di civiltà che troppo spesso è stata portata avanti da poche persone di buona volontà senza risultati concreti. Non chiediamo sconti di pena, impunità o altro, chiediamo solo un carcere degno di un Paese civile».