Piazza Dante pedonalizzata: l'opposizione chiede tempi certi

TERAMO – Sei milioni e 600 mila euro per lasciare il parcheggio a raso di piazza Dante. E’ questa la cifra richiesta al Comune dalla ditta che ha realizzato il posteggio interrato per rescindere la convenzione, come una sorta di risarcimento per i minori introiti dovuti ad una serie di fattori, dai ritardi dovuti ad un blocco non programmato dei lavori, alle scarse vendite dei box interrati, che hanno portato ad un mancato equilibrio del Piano economico e finanziario. Una cifra contestata dal Comune, che ha già aperto un contenzioso, e che è finita al centro dell’attenzione della Commissione Controllo e Garanzia, presieduta da Gianguido D’Alberto (Pd). La Commissione ha voluto vedere chiaro sulle numerose proroghe concesse dall’amministrazione alla ditta privata per la gestione del parcheggio a raso, visto che, stando al progetto originario, la piazza avrebbe dovuto essere restituita già da tempo ai teramani, con la realizzazione di opere urbanistiche, dal verde pubblico a spazi di aggregazione. Il presidente della Commissione, dopo aver ascoltato tutte le parti interessate, dai dirigenti comunali, all’assessore all’Urbanistica Massimo Tassoni, che è stato convocato proprio stamattina, sta redigendo una relazione finale. L’opposizione chiede tempi certi. «Siamo tutti d’accordo – afferma D’Alberto – che la piazza debba essere pedonalizzata vogliamo certezza sui tempi, visto che l’ultima delibera con la proroga per la gestione al privato non riporta alcuna data di scadenza, in compenso, però, è retroattiva, nel senso che è stata fatta valere anche per il periodo rimasto scoperto tra una scadenza e l’altra, quindi si pone anche il problema della validità delle multe elevate in quel lasso di tempo». Insomma, una situazione alquanto ingarbugliata. «Il Comune dovrebbe riuscire a risolvere la situazione una volta per tutte – afferma D’Alberto – incontrando la ditta e tentando di riequilibrare il Piano economico e finanziario per evitare che i 6 milioni di euro, cifra davvero spropositata, possano finire come debito fuori Bilancio e quindi andare ad incidere sulle casse dell’amministrazione».