castelli

La sostanza, il vino (dal verbo sanscrito vena "amare"), e le forme, le
ceramiche (dal greco antico κέραμος, kéramos, che significa "argilla",
"terra da vasaio"), attraverso i millenni che lo hanno contenuto, raccontano
la storia dell’uomo. Gli studiosi che nel corso del XX secolo hanno cercato
di scoprire quello che, la terra nasconde alla vista degli uomini, si sono
imbattuti casualmente nella più antica giara di vino mai rinvenuta. Nel
1996, infatti, una missione archeologica americana, proveniente
dall’Università della Pennsylvania e diretta da Mary Voigt, ha scoperto nel
villaggio neolitico di Hajji Firuz Tepe, nella parte settentrionale
dell’Iran, una giara di terracotta, della capacità di 9 litri, contenente
una sostanza secca proveniente da grappoli d’uva. La notizia, riferita da
Corriere Scienza del 15 ottobre 2002, aggiunge che i reperti rinvenuti
risalgono al 5100 a.C., quindi … a 7000 anni fa! La tradizione ceramica si è
sviluppata a Castelli già in epoca etrusca e i primi reperti datati
risalgono al XV secolo, ma è dalla seconda metà del 1500 che questa arte
vive il suo periodo di massimo splendore, fino a divenire l’unica vera
economia della città, tanto che ancora oggi la maggior parte della
popolazione risulta dedita a questa nobile arte. L’attenzione e il rispetto
delle forme “della tradizione” hanno sempre contraddistinto gli artigiani
della ceramica di città di castelli, sempre attenti nella ricerca, lo studio
e la creazione degli oggetti dell’artigianato artistico e tradizionale, che
identificati come espressione della cultura materiale legata all’ambiente,
concorrono a creare l’identità della creatività artigianale, intesa come
l’insieme delle tradizioni, delle conoscenze e dei tratti distintivi che ne
sanciscono la riconoscibilità e unicità, identificando l’oggetto
artigianale, prima ancora di ogni altra forma evolutiva, organizzativa e
produttiva, come la prima testimonianza identitaria della presenza della
vita. Da questi valori, nasce una modalità particolare di decantare il vino,
ossia in Decanter di ceramica, dove Vino e Ceramica, si ritrovano nel
millenario legame tra la forma e la sostanza. Il vino non si beve, ma si
“gusta”, e la degustazione può avvenire soltanto dopo una corretta
“ossigenazione”, nel rispetto del tempo necessario che deve intercorrere,
tra l’apertura della bottiglia e l’assaggio, perché il vino è un frutto
“vivo” della terra, della fatica e della passione, ed è consigliabile, per
rispetto, “farlo respirare”. Il decanter esalta le virtù e le
caratteristiche del vino in maniera ottimale e funzionale alla miglior
degustazione possibile, versato nel decanter il vino si “ossigena” e
diffonde tutta la sua fragranza, permettendo di percepire il suo bouquet di
sensazioni aromatiche e profumate. Sono i grandi vini rossi, i rossi
invecchiati, i rossi caldi, strutturati o corposi a richiedere la
decantazione, è inutile decantare vini freschi e giovani e i vini bianchi a
meno che questi ultimi non possano essere annoverati tra i … superblasonati.
La forma particolare ricorda quella di un’anfora: molto larga la base dalla
quale si diparte la materna superficie panciuta che va via … via
stringendosi verso il collo per poi riallargarsi nella bocca, il Decanter in
ceramica ha due pellicole vetrose (quella interna e quella esterna)
contenenti la spugna argillosa, fibra di sicura coibentazione. Il risultato
estetico combinato con l’adeguata funzionalità offre all’oggetto alti
livelli di utilizzo. Il vetro e cristallo sostituiti, per la ricerca
dell’eccellenza e dell’equilibrio, dalla ceramica, dalle sue tradizionali
caratteristiche e peculiarità di forma per la sostanza.

Antonietta Mazzeo

 

Nei giorni 10, 11 e 12 agosto si terrà a Castelli – uno dei borghi più belli
d’Italia – Fuochi d’Argilla, fuochi di Vigna, l’importante evento che
celebrerà il connubio di due tra i più rilevanti prodotti abruzzesi: la
ceramica castellana e il vino d’Abruzzo, il tutto deliziosamente
accompagnato dalla manifestazione "Fuochi di Cucina" presentata da Marcello
Schillaci, noto ristoratore teramano che darà vita ad alcuni piatti tipici
abruzzesi.