Il Pd lancia l'allarme: «In Abruzzo c’è una vera emergenza sociale»

TERAMO – «In Abruzzo c’è una vera emergenza sociale che rischia di cancellare i diritti di migliaia di cittadini». E’ questo l’allarme lanciato dai consiglieri regionali del Pd Claudio Ruffini, Marinella Sclocco e Giovanni D’Amico, che hanno anche scritto una lettera alla presidente della V Commissione Nicoletta Verì, chiedendole di convocare una seduta per discutere degli argomenti di maggiore urgenza, alla presenza degli assessori regionali al Bilancio e al Sociale. In particolare i consiglieri si riferiscono alla situazione che si è creata con la legge sulla vita indipendente (legge mai attuata), i malati oncologici, i tagli sulla riabilitazione, e tante altre situazioni che andrebbero affrontate. «Ormai quotidianamente – spiega Ruffini – riceviamo segnalazioni, email, inviti sulla stampa, da parte di associazioni che denunciano il grave stato di abbandono in cui versano i propri assistiti. E sono sempre più frequenti proteste pubbliche, sit-in, manifestazioni contro la politica e le istituzioni, che non si occupano più di questi problemi, creando una vera e propria situazione di “Diritti Negati”. Così come  restano gravi problemi anche per i trapiantati ed in generale per la gran parte delle tutele previste dai Piani Sociali alle scarse risorse regionali si aggiunge inoltre una posizione inconcepibile del Governo e della stessa Corte Costituzionale, che ripetutamente hanno impugnato leggi regionali che finanziavano misure a sostegno di queste categorie».  A questa situazione,m aggiungono i consiglieri, si sono aggiunti anche i tagli alle prestazioni riabilitative. «Il decreto firmato dal Commissario Gianni Chiodi – aggiungono i consiglieri – prevede un taglio indifferenziato e lineare sulle prestazioni di riabilitazione. Le ripercussioni di tale decisioni sarebbero molto gravi e si andrebbero ad aggiungere a quelle sopra descritte, con dei riflessi su categorie deboli e bisognose di cura che non possono certamente farne a meno o decidere di non curarsi». Una decisione che, secondo i consiglieri del Pd, acutizza la problematica della mobilità passiva verso le altre regioni.