«Rosci è un capro espiatorio, ma noi insisteremo»

TERAMO – Davide Rosci «è un capro espiatorio, perchè pensa, aggrega, fa». E la protesta, il sostegno e la solidarietà nei suoi confronti non smetterà, anzi, saranno ancora più incisivi, se possibile. Lo dicono senza mezzi termini i componenti del Comitato amici e famigliari "Liberiamo Davide". Lo dicono l’ex parlamentare Totò Iacovoni, lo dice Ludovica, la sorella del leader di Azione Antifascista in carcere a Viterbo, fresco di trasferimento, l’ennesimo, da quello di Teramo. «Non abbiamo risposte – dicono in conferenza stampa -, non abbiamo motivazioni sul perchè è stato trasferito dopo che era stato fatto tanto per avvicinarlo a Teramo, vicino alla sua famiglia. Abbiamo invece le affermazioni contraddittorie del sottosegretario alla Giustizia che proprio stamattina, rspondendo all’interrogazione del parlamentare di Sel, Melilla, ha detto che il motivo non risede nel recente digiuno di protesta per sostenere le ragioni dei detenuti quanto in motivi organizzazione del sistema carcerario». Ma il Comitato conosce una versione ‘ufficiosa’, che legherebbe il ritorno a Viterbo di Rosci alle iniziativa di solidarietà e di "dissenso sociale" che vengono messe in atto o, addirittura, programmate. «Significa – ha replicato un Totò Iacovoni arrabbiato – che si vuole impedire qualsiasi iniziativa di protesta politica in questa città. Ma sapete cosa diciamo? Che non le smetteremo, anzi. Le intensificheremo, perchè non riteniamo giusto e possibile scherzare con la vita di una giovane e della sua famiglia, cercando di inibire il pensiero e forme di libertà sancite dalla Costituzione». Iacovoni aspetta di dire queste cose domattina nell’incontro ottenuto, per la seconda volta, con il prefetto Valter Crudo («Abbiamo salito umilmente le scale degli uffici del governo per elemosinare un incontro», ha detto), così come è stata scritta una lettera al presidente della Repubblica, perchè si interessi dal caso Rosci, «così come molto emotivamente e con grande partecipazione, si è occupato della condizione dei detenuti del carcere di Napoli, invocando anche lui l’indulto e l’amnistia».
Melilla: «Basta con questo accanimento». Più tardi è intervenuto lo stesso deputato Melilla: «Ho dichiarato la mia totale insoddisfazione alla risposta avuta oggi nell’Aula della Camera alla mia interrogazione da parte del Sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia che ha dichiarato che il trasferimento  del giovane Davide Rosci al carcere di Viterbo è dovuto a motivi di ordine pubblico cioè alla volontà degli amici e compagni antifascisti di Davide di manifestare a Teramo la loro solidarietà politica. E’ molto grave che un diritto costituzionale, quello cioè di esprimere, nell’ambito delle leggi vigenti, le proprie idee politiche possa "turbare" l’ordine pubblico. Gli scioperi della fame di Davide Rosci sono stati decisi dal
coordinamento nazionale dei detenuti per protestare contro le condizioni disumane delle carceri italiane sovraffollate e prive di ogni capacità di recupero dei detenuti, come invece recita la Costituzione. Ho chiesto pertanto di rivedere la scelta della Direzione Penitenziaria e di far tornare Davide Rosci nel carcere di Teramo per ragioni umanitarie, al fine di consentire ai genitori di Davide di poter avere una relazione gestibile dal punto di vista logistico e finanziario con il figlio. Mi auguro che il Ministero riveda la sua scelta e metta fine ad una posizione di vero accanimento nei confronti del giovane Davide Rosci che secondo la legge italiana è innocente, essendo ancora in attesa di giudizio e sino a sentenza definitiva tutti i cittadini sono innocenti e non merita un trattamento così ingiusto».