Allevamento di muli mai realizzato, nei guai l'ex Agricoop di Ciapanna

TERAMO – Sono due le principali contestazioni che la procura di Teramo contesta all’ex vicdepresidente della Ruzzo Reti, Carlo Ciapanna: truffa ai danni della Regione Abruzzo e abuso d’ufficio, nel suo ruolo di ex sindaco di Rocca Santa Maria. Come riportato questa mattina dal quotidiano La Città, Il pubblico ministero Laura Colica, ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio, a chiusura delle indagini preliminari sulla realizzazione di un centro di allevamento e riproduzione dei muli, nel territorio di Rocca, presentato dalla Agricoop, la coopertiva di Ciapanna: un progetto rimasto, sembra, sulla carta, ma che ha visto sborsare dalla Regione un finanziamento di 300mila euro. Nella vicenda è coinvolto anche il figlio di Ciapanna e un dirigente comunale, Dario D’Anselmo. La vicenda risale al 2009 e secondo la procura il denaro sarebbe stato incassato e mai utilizzato per la realizzazione dell’allevamento. Addirittura sembra che sul terreno dove sarebbe dovuto nascere il centro, non era possibile costruire per un divieto imposto dall’Amministrazione separata: per aggirare il vincolo, il responsabile dell’area tecnica comunale di Rocca Santa Maria appose la sua firma sul nulla-osta, favorendo così la cooperativa di Ciapanna. La stima di investimento fatta dall’Agricoop ammontava a una spesa di un milione di euro. La domanda di finanziamento viene così accolta, con una quota di 300mila euro. Ma la procura apre l’inchiesta, dietro segnalazione dell’Amministrazione separata, che fa valere il vincolo e scopre il nulla-osta discusso. Le indagini della squadra mobile di Teramo portano a scoprire che sul terreno non c’è traccia di fabbricato e tantomeno di muli. Terreno sequestrato e i tre indagati. Oggi la richiesta di rinvio a giudizio, che mira ad accertare le responsabilità soprattutto che fine hanno fatto i 300mila euro inbcassati dall’Agricoop, che nel frattempo è fallita. La cooperativa è fonte di guai per l’ex vicepresidente della Ruzzo Reti: di recente è stato condannato in primo grado ad un anno e mezzo per truffa ai danni della Comunità Europea, per aver percepito indebitamente 20mila euro per lavori di rimboschimento, erogati per il taglio di una parte di bosco, nella cui proprietà l’Agriccop non era ricompresa.