TERAMO – Ergastolo con isolamento diurno e interdizione perpetua dai pubblici uffici. E’ la richiesta di condanna presentata questa mattina dal pubblico ministero Stefano Giovagnoni al processo in Corte d’Assise contro Romano Bisceglia, il teramano accusato di aver ucciso Adele Mazza. Poco cambia, nella sostanza, rispetto alla precedente richiesta del primo processo, poi annullato: per la procura teramana chi ha ucciso e fatto in cinque pezzi, a Pasquetta di tre anni fa, la 49enne teramana, è stato indiscutibilmente lui. «Ci sono dati scientifici e processuali inconfutabili – ha spiegato Giovagnoni nelle 5 ore di requisitoria odierne – ma c’è anche l’inesistenza di alternative». Per la pubblica accusa, gli indizi sono forti e concordanti, a cominciare dal sangue dell’imputato trovato sul nastro sul manico del carrello portapacchi su cui sono stati trasportati i pezzi del corpo di Adele, o il sangue della vittima in casa di Bisceglia e sul suo scarpone sinistro, il carrello uguale a quello che i testimoni hanno notato nello scantinato di casa sua. Ma soprattutto le bugie raccontate nel corso delle indagini e un dettagio non di poco conto, svelato dall’intercettazione ambientale in carcere del 7 aprile, durante il colloquio con l’amica Sofia Marini: Bisceglia si mostra soddisfatto della morte della Mazza e non nasconde una vistosa fasciatura a un dito. Quella medicazione indica una ferita compatibile con quello che ha fatto, dice l’accusa: il depezzamento del cadavere della povera Mazza. E Giovagnoni ‘inquadra’ l’orario del delitto, tra le 10.30 del giorno di Pasqua e le 10.30 del giorno successivo, pasquetta. Descrive anche la dinamica del delitto: Adele Mazza fa uso di metadone ed eroina, è debilitata, forse abusa anche di alcol e non è in grado di opporre alcuna resistenza. «Bisceglia lo sa bene – spiega il pm – e la prende alle spalle, la strangola e poi si preoccupa di far scomparire il corpo, tagliandolo in 5 pezzi. La depezza, lava i pezzi nella vasca da bagno, e poi li chiude negli involucri che lega sul carrello, trasportandoli fino alla scarpata a circa 400 metri da casa sua. Pensa di aver agito indisturbato ma viene visto quella stessa sera da due testimoni che riferiscono come avesse lo sguardo stralunato. Quando vengono scoperti i resti della donna assasinata, lui torna anche sul luogo del delitto, notato da altri due testimoni, tra i quali anche la donna che ha fatto la macabra scoperta, nei pressi della rotonda di via Franchi. Il processo è stato sopseso, riprenderà domattina con le parti civili. La difesa di Bisceglia ha chiesto di poter differire alla prossima settimana la propria arringa: la sentenza dovrebbe arrivare dunque tra lunedì e mercoledì prossimi.
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